Il 2025 si apre con un contesto complesso per il settore vinicolo italiano, con il fresco arrivo il 2 aprile della notizia di dazi al 20% imposti dagli Stati Uniti. Tuttavia, le prime indicazioni positive sui numeri di presenze di operatori professionali da tutto il mondo del Vinitaly 2025, in corso in questi giorni a Verona, aiutano a far digerire meglio, almeno in parte, i timori sull’impatto negativo della notizia.
La variabile dazi USA è particolarmente rilevante per le aziende vinicole quotate, a cominciare Italian Wine Brands IWB, il più grande gruppo vinicolo privato italiano e il primo del settore a essere quotato alla Borsa di Milano. IWB seleziona le migliori aree vitivinicole del paese per produrre vini di qualità destinati ai mercati globali, attraverso diversi canali di vendita, tra cui online, grande distribuzione e Horeca (industria alberghiera).
Allo scorso 31 marzo, il titolo IWB mostrava un rialzo del 13% a Piazza Affari, anche se proprio nella prima metà di marzo aveva già risentito dei venti contrari causati dai timori di dazi Usa. In questo contesto sfidante, la società vitivinicola ha pubblicato proprio a marzo positivi risultati finali del bilancio 2024, illustrando agli analisti un outlook incoraggiante per il 2025. L’impatto delle misure protezionistiche a stelle e strisce sui conti dell’azienda appare infatti limitato, grazie alla diversificazione geografica delle vendite.
Quanto impattano i dazi sul settore vitivinicolo italiano?
La decisione del presidente USA, Donald Trump di imporre dazi del 20% sui prodotti europei, tra cui appunto il vino, ha avuto forte eco nel mondo vitivinicolo italiano. Il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40mila imprese e più di 450mila lavoratori lungo l’intera filiera. Gli Usa valgono il 24% del totale export dei vini italiani: è il paese produttore europeo maggiormente esposto, a fronte della Francia al 20% e la Spagna all’11%. “La decisione di applicare dazi alle esportazioni europee negli Stati Uniti rappresenta un danno gravissimo per il nostro settore e un attacco diretto al libero mercato”, ha dichiarato la Presidente di Federvini, Micaela Pallini.
Come ricordato dal Presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, secondo l’Osservatorio Uiv il sacrificio che tutta la catena - dalla produzione al punto vendita - dovrebbe fare come rinuncia a parte dei ricavi per garantire listini dei prezzi dei vini invariati al punto vendita in USA, pena l’uscita dal mercato statunitensi di tante realtà del nostro settore, è stimato in 323 milioni di euro l’anno che riguarda 480 milioni di bottiglie spedite oltreoceano.
Quello che appare quindi certo che i dazi avranno un impatto complessivo importante per il settore del vino italiano ma che a livello di singole aziende l’impatto sarà molto diverso in funzione di diversi fattori, come il grado di esposizione al mercato USA e come la forza del brand a livello “premium” che potrebbe permettere di operare strategie di pricing per compensare almeno in parte l’effetto economico sui conti aziendali.
L’impatto sui conti di IWB
Venerdì 17 marzo, IWB ha presentato i risultati economici dell’anno 2024, confermando le anticipazioni per un fatturato di 401,9 milioni di euro, in calo del 6,3% rispetto al 2023, ma con solo il 7,8% delle vendite realizzate negli USA e quindi potenzialmente esposte ai dazi nel 2025. L’EBITDA adjusted ha raggiunto i 50,4 milioni, registrando un incremento del 13,7%, mentre l’utile netto ha segnato un record di 22,6 milioni, con una crescita del 37,4%. L’indebitamento finanziario netto è sceso del 24,6%, attestandosi a 75,9 milioni, mentre il dividendo proposto è di 0,50 euro per azione, con un dividend yield del 4,6% atteso per il 2025.
I numeri del bilancio e le successive indicazioni del management hanno messo in evidenza l’esposizione limitata al mercato statunitense evidenziata anche dai dati 2024 che rende IWB meno vulnerabile ai dazi. Gli analisti di Equita avevano già sottolineato prima del 2 aprile che, durante la conference call successiva alla pubblicazione del bilancio negli ultimi giorni di marzo, il management aveva confermato un avvio d’anno positivo e si era detto fiducioso di poter superare i risultati del 2024, grazie alla spinta dei top-brand, che sostengono crescita e margini. Le stime operative erano state lasciate invariate, con una previsione di crescita del 2% sui ricavi e del 6% sull’EBITDA su base annua, anche se l’evoluzione della situazione sui dazi era già stata messa sotto monitoraggio.
Dunque, già a marzo gli analisti avevano evidenziato che in caso di tariffe al 20%, come poi avvenuto in realtà il 2 aprile, senza alcuna correzione dei prezzi del vino in vendita, si stima una perdita di EBITDA tra 3 e 4 milioni di euro, con un impatto comunque circoscritto.
Oltre i dazi, quali sono le strategie per il 2025
Nel commentare il bilancio 2024 e delineare le prospettive per il 2025, il management di IWB ha ribadito la strategia aziendale per affrontare il contesto globale. Il focus sarà sullo sviluppo dei top-brand, con l’obiettivo di migliorare redditività e margini, e sul recupero dei contratti a marchio privato, garantendo una redditività in linea con gli standard del gruppo.
L’azienda punta anche all’espansione nei mercati in crescita per diversificare ulteriormente l’esposizione geografica. Inoltre, l’innovazione di prodotto rivestirà un ruolo chiave, con il lancio di vini dealcolati a marchio IWB e prodotti “ready to drink” pensati per il mercato americano.
Guardando quindi oltre ai dazi USA, diversi fattori potranno influenzare in positivo il 2025 secondo il CDA. Il management ha infatti evidenziato i vantaggi della nuova struttura produttiva e organizzativa, il buon andamento dei top-brand e il recupero dei volumi sul private label. Nel complesso, la crescita attesa sarà moderata, con un leggero calo dei prezzi, in particolare nel segmento private label, compensato però da un miglior mix di prodotto e dal recupero dei volumi. Come ancora sottolineato da Equita, i primi mesi dell’anno mostrano un miglioramento della marginalità di IWB, che dovrebbe consolidarsi su tutto l’esercizio.
IWB prova a limare i costi
Sul fronte dei costi, il management ha detto di prevedere una riduzione delle spese energetiche e strutturali, con il primo semestre 2025 che beneficerà delle sinergie legate all’efficientamento produttivo. I costi delle materie prime, tra cui dry products, uva e vino sfuso, dovrebbero rimanere stabili, con una possibile riduzione del costo del vetro, che rappresenta il 13% del fatturato.
Cosa aspettarsi sul fronte M&A
IWB ha anche spiegato che sta lavorando per finalizzare una piccola acquisizione in Europa, con l’obiettivo di rafforzare il portafoglio prodotti e generare ricavi aggiuntivi tra i 10 e i 20 milioni di euro. In effetti, gli analisti di Cfo Sim hanno evidenziato la solidità del bilancio che consente al gruppo di cogliere opportunità di crescita esterna. Hanno così confermato la raccomandazione “buy” su IWB con un target price di 37,5 euro. Anche Equita, nel commentare i conti 2024 e l’outlook 2025, ha ribadito il rating “buy”, fissando un prezzo obiettivo di 30 euro e riconoscendo la capacità del management di migliorare la redditività e generare cassa.
Dividendo straordinario per i dieci anni in Borsa
A fine gennaio, Italian Wine Brands ha celebrato in Borsa Italiana il decimo anniversario dalla quotazione sull’Euronext Growth Milan, il listino dedicato alle PMI dinamiche e competitive, avvenuta il 29 gennaio 2015. Per l’occasione, è stato approvato un dividendo straordinario di 0,50 euro per azione, come riconoscimento del supporto degli azionisti alla crescita del gruppo, ed è stato annunciato un premio straordinario di 1.000 euro per ogni dipendente.
Dal debutto in Borsa, il valore del titolo IWB è cresciuto di oltre il 120%, passando da 10 euro per azione ai circa 22 euro attuali, mentre la capitalizzazione di mercato è aumentata da 60 milioni a oltre 200 milioni di euro. Oggi, con oltre il 70% di flottante, IWB è una public company con migliaia di azionisti, tra cui investitori istituzionali e privati.
Dalle anticipazioni Vinitaly 2025 segnali positivi per il settore
Un ulteriore sostegno al settore arriva dalle previsioni per Vinitaly 2025, in programma dal 6 al 9 aprile a Verona. L’evento vede la partecipazione di 4.000 aziende vinicole e 3.000 acquirenti da 140 paesi, con l’obiettivo di confermare la presenza di 30.000 buyer internazionali, inclusi quelli statunitensi. Il settore vinicolo italiano genera un fatturato di 14,5 miliardi di euro, che raddoppia considerando l’indotto, con un impatto sul PIL dell’1,1% e una bilancia commerciale positiva per 7,5 miliardi di euro.
I brands premium possono resistere alle crisi e ai dazi?
Notizie positive per i marchi premium del vino, come diversi brand di IWB, arrivano da un nuovo studio condotto dall’Università di Bordeaux (prof. di economia Jean-Marie Cardebat) insieme all’Università di Verona (prof. Davide Gaeta). L’indagine accademica ha analizzato la capacità di resilienza dei brands premium nel settore vinicolo, dimostrando come queste aziende riescano a navigare con successo anche in fasi di mercato complesse, come quelle attuali. La ricerca evidenzia che fattori come il forte posizionamento del brand, la qualità percepita e la fedeltà della clientela contribuiscano a mitigare gli impatti negativi di cicli economici sfavorevoli.
In particolare, lo studio approfondisce il caso di un altro titolo del vino quotato in Borsa Italiana, Masi Agricola MASI, mettendo in luce come le strategie di valorizzazione del territorio, innovazione di prodotto e diversificazione geografica possano sostenere la crescita anche in un contesto di incertezza. Secondo l’analisi accademica, in un mercato in cui le tensioni geopolitiche e le misure protezionistiche pongono nuove sfide, le aziende vinicole con un forte brand premium possono avere le risorse per adattarsi e mantenere un vantaggio competitivo duraturo.
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