Dazi e difesa: impatto limitato per gli appaltatori europei

Le aziende statunitensi del settore della difesa devono far fronte a costi più elevati degli appaltatori europei.

Loredana Muharremi 08/04/2025 | 08:08
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Il logo della Rheinmetall AG è visibile davanti alla sede centrale.

Sebbene sia ancora troppo presto per valutare appieno le implicazioni delle tariffe proposte dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul settore della difesa, è importante considerare il ruolo degli USA nel commercio globale della difesa. Gli Stati Uniti rimangono un esportatore netto di attrezzature militari, dal momento che hanno rappresentato circa il 43% delle esportazioni globali di armi tra il 2021 e il 2023 (sulla base dei dati SIPRI TIV), mentre hanno coperto solo il 3% delle importazioni globali di armi nello stesso periodo. Sebbene l’industria della difesa statunitense sia in gran parte autosufficiente nella produzione di prodotti finali, rimane esposta ai rischi legati alle importazioni di materie prime critiche - come gallio, ittrio e tantalio - che sono vitali per sistemi come jet da combattimento, elicotteri, veicoli blindati e munizioni di precisione.

Le moderne piattaforme di difesa, in particolare quelle aeree, dipendono da complesse catene di fornitura internazionali e dalla collaborazione transfrontaliera. Il programma F-35, ad esempio, sebbene guidato da Lockheed Martin, coinvolge più di 1.650 fornitori di alta tecnologia in tutto il mondo, tra cui quattro OEM (produttori di apparecchiature originali) europei come partner di primo livello.

Se le tariffe verranno estese ai beni legati alla difesa, prevediamo che l’impatto principale ricada sulle aziende statunitensi del settore, attraverso l’aumento dei costi di produzione e dei prezzi di approvvigionamento per il Dipartimento della Difesa statunitense e per gli acquirenti alleati in Europa. Considerate le attuali dinamiche geopolitiche e la necessità per l’Europa di colmare il proprio gap di capacità di difesa, vediamo limitate le probabilità di ritorsioni tariffarie nei confronti delle esportazioni statunitensi nel settore della difesa. Tuttavia, il mantenimento di un atteggiamento protezionistico da parte degli Stati Uniti potrebbe diminuire la competitività delle sue piattaforme nel tempo e accelerare il consolidamento intraeuropeo.

L’impatto diretto sugli appaltatori europei della difesa sotto la nostra copertura è limitato. Aziende come BAE Systems BA., Rheinmetall RHM, Thales HO, Saab SAAB B e Leonardo LDO hanno già stabilito - e in molti casi ampliato - la loro presenza industriale negli Stati Uniti, spesso in previsione di una potenziale rielezione di Donald Trump. Questa presenza locale rafforza l’accesso ai contratti statunitensi e protegge dai rischi legati alle tariffe.


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Loredana Muharremi  è analista azionaria di Morningstar.

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