Perché le utility europee sono scese nonostante la limitata esposizione ai dazi USA?

Dopo un primo rally seguito alle notizie sui dazi, anche i titoli delle utility europee sono stati coinvolti nel sell off che ha colpito i listini della regione.

Tancrede Fulop 08/04/2025 | 08:49
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In questa illustrazione fotografica, il logo Orsted è visualizzato sullo schermo di uno smartphone.

Dopo aver registrato un rally il 3 aprile insieme ai titoli di Stato, dal 4 aprile le utility europee sono state colpite dal sell off sui listini azionari.

L’analisi: I dazi potrebbero rappresentare un ostacolo di modesta entità per gli sviluppatori di energie rinnovabili negli Stati Uniti, ma ci aspettiamo che eventuali costi più elevati vengano trasferiti nel tempo ai clienti attraverso l’aumento dei prezzi dei contratti di acquisto di energia. La società più esposta ai dazi è Ørsted ORSTED. Secondo le nostre stime, le tariffe potrebbero portare a una svalutazione del progetto Sunrise Wind pari a 2 miliardi di corone danesi, ovvero meno del 2% della capitalizzazione di mercato della società. EDPR EPDR ha la più alta esposizione al mercato USA delle rinnovabili, ma la maggior parte delle attrezzature dei suoi gigawatt in costruzione è già negli Stati Uniti. Per il 2026, il 100% dei suoi moduli è esente da dazi. Anche RWE RWE è un grande sviluppatore negli Stati Uniti. L’azienda prevede un impatto totale dei dazi inferiore al 3% dei suoi investimenti netti nel 2025.

Le stime degli analisti: In generale, privilegiamo le utility sottovalutate dal mercato che hanno un’esposizione limitata ai prezzi dell’energia e che sono sensibili ai tassi di interesse, come ad esempio E.On EOAN. Anche Enel ENEL, Iberdrola IBE e National Grid NG. soddisfano questi criteri, ma non hanno ancora un Morningstar rating positivo. EDPR e Ørsted sono state colpite da vendite eccessive ed erano già sostanzialmente sottovalutate prima del crollo delle Borse. Confermiamo le nostre stime del fair value per i due titoli rispettivamente a 13 euro e 460 corone danesi. Veolia VIE ha accusato forti vendite in Borsa a causa della sua percepita ciclicità. Tuttavia, in passato ha dimostrato di essere in grado di tagliare sensibilmente i costi per far fronte a fasi di debolezza economica come durante il covid o durante il contesto deflazionistico del 2016. Confermiamo la nostra stima del fair value per il titolo a 37,50 euro.

Il quadro generale: I timori di un rallentamento dell’economia globale pesano sui prezzi delle materie prime. I prezzi a termine del gas e dell’energia elettrica in Europa sono scesi rispettivamente del 13% e del 7%. A 80 euro/megawattora, il prezzo a termine del 2026 in Germania rimane ben al di sopra della nostra ipotesi di metà ciclo di 60 euro/MWh.

La visione di lungo termine: i dazi, uniti al rischio di un’eliminazione anticipata dei crediti d’imposta federali, potrebbero rallentare lo sviluppo del settore dell’energia pulita negli Stati Uniti. Tuttavia, gli sviluppatori europei potrebbero riallocare altrove i loro investimenti o ridurli.


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Tancrede Fulop  Analista azionario di Morningstar

 

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