Secondo gli analisti di Morningstar, molti titoli europei della difesa rimangono interessanti nonostante l’attuale volatilità causata dai dazi imposti dagli USA.
Tre settimane fa le aziende del settore della difesa avevano registrato un’impennata in Borsa grazie alla ripresa della spesa per la difesa in Europa.
Rheinmetall RHM, leader europea del comparto, le cui azioni hanno più che raddoppiato il loro valore quest’anno, ha subito un brusco calo in Borsa il 3 aprile. Anche l’azienda britannica Rolls-Royce RR. e l’italiana Leonardo LDO sono stati coinvolti nelle turbolenze dei listini.
In questa situazione di volatilità, le stime del fair value di Morningstar sono rimaste invariate. Rheinmetall, uno dei maggiori operatori del settore della difesa, è scambiato a sconto e viene valutato con un Morningstar Rating di 5 stelle.
Perché il titolo Rheinmetall ha corso nei primi mesi dell’anno?
Nonostante l’attuale volatilità, il titolo Rheinmetall ha avuto un andamento eccezionale, con il prezzo delle azioni che è cresciuto di oltre il 100% da inizio anno.
Secondo Loredana Muharremi, analista azionaria di Morningstar, si tratta di uno dei migliori titoli della difesa in Europa.
La potenziale domanda per i suoi prodotti a seguito della nuova spesa europea per la difesa continua a rappresentare per l’azienda uno dei principali motivi di ottimismo.
“Manteniamo le nostre proiezioni di spesa per la difesa europea, che raggiungeranno il 3,2% del prodotto interno lordo entro il 2030 (pari a USD 876 miliardi) e il 3,5% entro il 2032, prima di stabilizzarsi intorno al 3%”, afferma Muharremi.
“Sebbene la spesa per le attrezzature abbia raggiunto una media del 28% del budget totale negli ultimi quattro anni, toccando quota 30% nel 2024, riteniamo che ciò sia insufficiente per affrontare decenni di investimenti scarsi”.
“Nel medio termine, ci aspettiamo che l’Europa dia priorità al rifornimento delle scorte, con una spesa per le attrezzature che salirà al 50% del budget per gli anni 2025-26 e al 40% per il 2027-30, prima di scendere al 25% entro il 2034, con la crescita degli investimenti per il personale e la ricerca e sviluppo. Ciò è in linea con le proiezioni di Rheinmetall discusse nel corso della presentazione dei risultati del 2024”.
Muharremi mantiene la sua stima del fair value della società a EUR 2.220.
Rolls-Royce proseguirà il suo recupero?
L’azienda britannica Rolls-Royce è nota per i suoi motori per l’aviazione commerciale, ma il suo raggio d’azione si estende anche al settore della difesa. Questo ha dato alla società un chiaro slancio nell’ultimo anno, con un’impennata del prezzo delle azioni. Nelle ultime cinque sedute di contrattazioni, però, il titolo ha ceduto il 10%. Le azioni sono comunque in rialzo rispetto all’inizio dell’anno e rispetto a un anno fa.
Secondo Muharremi, l’azienda sta vivendo un’inversione di tendenza. Sebbene il prezzo delle azioni sia attualmente volatile, gli investitori hanno già individuato una storia a più lungo termine.
“Prevediamo che i ricavi del settore difesa di Rolls-Royce crescano a un tasso annuo composto dell’11% nel medio termine, con margini operativi che passeranno dal 14,2% al 15,9% entro il 2029”, afferma.
“Inoltre, Rolls-Royce ha completato un’importante ristrutturazione del debito, passando da un’elevata leva finanziaria a un bilancio positivo in termini di liquidità netta che gli ha permesso di riguadagnare lo status di investment-grade. Di conseguenza, abbiamo ridotto il costo del debito nel calcolo del costo medio ponderato del capitale per allinearlo a quello dei competitor del settore.
“Questa ristrutturazione finanziaria è una delle più importanti mai registrate nel settore aerospaziale. Con il bilancio più solido degli ultimi dieci anni e le previsioni di robusti flussi di cassa nei prossimi anni, Rolls-Royce è ben posizionata per mantenere alto il livello del rendimento per gli azionisti e quello degli investimenti strategici”.
Muharremi mantiene la sua stima di fair value per la società a GBX 960, superiore all’attuale prezzo di GBX 664.
Cosa succederà ora ai titoli della difesa?
Questo livello di volatilità dei mercati è preoccupante per gli investitori. Ma Muharremi di Morningstar suggerisce che nel lungo termine gli effetti dei dazi saranno più negativi per le società statunitensi della difesa, piuttosto che per quelle europee o britanniche.
“Sebbene sia ancora troppo presto per valutare appieno le implicazioni dei dazi sul settore della difesa, è importante considerare il ruolo degli Stati Uniti nel commercio globale della difesa”, afferma l’esperta.
“Nonostante l’industria della difesa statunitense sia in gran parte autosufficiente nella produzione di prodotti finali, rimane esposta ai rischi legati alle importazioni di materie prime critiche... che sono vitali per i jet da combattimento, gli elicotteri, i veicoli blindati e le munizioni di precisione.
“Se i dazi saranno estesi ai beni legati alla difesa, ci aspettiamo che l’impatto principale ricada sulle aziende statunitensi del settore, attraverso l’aumento dei costi di produzione e delle spese di approvvigionamento per il Dipartimento della Difesa.
“Considerate le attuali dinamiche geopolitiche e la necessità per l’Europa di colmare il proprio gap di capacità di difesa, vediamo una limitata probabilità di ritorsioni tariffarie sulle esportazioni statunitensi di prodotti per la difesa. Tuttavia, un atteggiamento protezionistico da parte degli Stati Uniti potrebbe diminuire la competitività delle sue piattaforme nel tempo e accelerare il consolidamento in Europa”.
A lungo termine, Muharremi prevede un impatto diretto limitato sugli appaltatori europei della difesa.
“Aziende come BAE Systems BAE, Rheinmetall, Thales HO, Saab SAAB B e Leonardo hanno già stabilito - e in molti casi ampliato - la loro presenza industriale negli Stati Uniti, in previsione della rielezione di Trump”. Questa presenza locale rafforza l’accesso ai contratti statunitensi e protegge dai rischi tariffari”.
I titoli della difesa sono un’opportunità?
Alcuni titoli della difesa sono sottovalutati, ma gli investitori dovrebbero tenere conto di diverse considerazioni.
Nicolas Owens, industrials equity analyst di Morningstar, ha sottolineato che i rally dei titoli della difesa sono molto imprevedibili, per cui gli investitori che cercano di guadagnare rapidamente saltando sul carro del vincitore con obiettivi a breve termine potrebbero trovarsi nel bel mezzo di una forte volatilità.
Prima del crollo dei dazi, Owens aveva dichiarato:
“Le aziende del settore della difesa non reagiscono al ciclo macroeconomico. Reagiscono alla geopolitica. I rally sono relativamente rari e non sono ciclici. Non si possono prevedere ogni sei anni”.
Queste parole trovano ora riscontro nei fatti. Con l’evolversi delle conseguenze geopolitiche e di mercato del protezionismo statunitense, i titoli della difesa si stanno dimostrando davvero imprevedibili.
Difesa e ESG: un dibattito in corso
Si è anche riacceso il dibattito sull’opportunità di includere i titoli della difesa nei portafogli ESG.
“Insieme all’alcol, al gioco d’azzardo, al tabacco e alla pornografia, gli armamenti sono da tempo considerati dagli investitori ESG come uno dei settori da non inserire in portafoglio”, afferma Mollie Thornton, senior investment manager della piattaforma Parmenion.
“I rischi ESG legati al settore della difesa sono ben noti: l’impatto sui diritti umani, l’aumento del rischio di instabilità politica e corruzione, l’inquinamento e la contaminazione. Le aziende del settore della difesa hanno anche un impatto significativo sull’ambiente. Attraverso la produzione di attrezzature e la dipendenza dai combustibili fossili, si ritiene che le forze armate mondiali e le industrie che le riforniscono causino oltre il 5% delle emissioni globali di anidride carbonica.
“A nostro avviso, questi rimangono argomenti convincenti per cui i portafogli ESG dovrebbero escludere le società della difesa. Inoltre, un aspetto importante è che gli investitori non possono controllare dove finiscono le armi vendute dalle società della difesa. Questa mancanza di trasparenza è forse la nostra più grande preoccupazione”.
L'autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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