Cambio dollaro-euro ai minimi da 3 anni sotto i colpi della guerra commerciale

Mentre la Cina rilancia sui dazi, i timori di recessione mettono in dubbio lo status di asset sicuri del dollaro e dei Treasury.

Valerio Baselli 11/04/2025 | 12:39
Facebook Twitter LinkedIn

Illustrazione di tre monete di dimensioni decrescenti, che simboleggiano l'inflazione

Il dollaro ha continuato a perdere terreno nei confronti delle principali valute venerdì 11 aprile, a causa dell’incertezza sulle prospettive economiche degli Stati Uniti in una guerra commerciale che ha messo in dubbio lo status di bene rifugio della valuta. All’inizio della giornata, la Cina ha risposto all’ultima tariffa statunitense del 145% con una del 125% sui beni statunitensi.

La valuta statunitense ha toccato un minimo di 10 anni rispetto al franco svizzero e un minimo di tre anni rispetto all’euro, scendendo a 88 centesimi di euro per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina. Un euro vale quindi 1,14 dollari.

Perché il dollaro si sta indebolendo

“Il principale catalizzatore è un’apparente operazione di rimpatrio da parte degli investitori europei, che stanno vendendo attività denominate in USD e rimpatriando il capitale nell’eurozona”, afferma Peter Kinsella, responsabile globale della strategia forex di Union Bancaire Privée (UBP).

Il biglietto verde riflette le preoccupazioni degli investitori per un’imminente recessione. “Il dollaro e i Treasury si comportano come asset ad alto beta per il sentiment di rischio e rimangono altamente vulnerabili a ulteriori ribassi. Anche se il dollaro rimbalza su qualsiasi accenno di notizia positiva sul commercio, sospettiamo che per riparare il danno sarà necessario un più ampio ripensamento delle politiche protezionistiche di Trump”, scrive Frantisek Taborsky, forex strategist EMEA di ING, in una nota pubblicata venerdì.

“La domanda su una potenziale crisi di fiducia del dollaro ha trovato ora una risposta definitiva: ne stiamo vivendo una in piena regola”, aggiunge. “Il cross-asset price action di ieri ha dimostrato un radicale allontanamento dagli asset statunitensi, con azioni e Treasury in calo nonostante una lettura del CPI (indice dei prezzi al consumo, Ndr) core sostanzialmente inferiore alle aspettative”.

Per Greg Meier, economista senior di Allianz Global Investors, l’aumento dei dazi rappresenta una minaccia per la crescita economica degli Stati Uniti. “Questa volta, l’economia statunitense potrebbe avere qualche problema in più ad evitare il colpo di frusta dei dazi rispetto al 2018, durante l’ultima guerra commerciale di Trump, poiché non c’è più l’elevato stimolo fiscale che c’era allora”.

Secondo Meier, tuttavia, potrebbe esserci una spiegazione più allarmante per la recente debolezza della valuta statunitense: la de-dollarizzazione. “Se le istituzioni statunitensi sono diventate strutturalmente meno affidabili, il capitale globale dovrebbe naturalmente spostarsi altrove. Ciò potrebbe erodere lo status di valuta di riserva globale dell’USD”, afferma Meier.

EUR-USD verso 1,20?

Il forte calo del dollaro funge al momento da barometro del sentimento “sell America”. La rotazione verso altri tradizionali beni rifugio come il franco svizzero, lo yen giapponese o persino l’euro è giustificata dalla perdita di attrattiva del dollaro come bene rifugio.

Nelle sue ultime prospettive di mercato, DWS ha espresso la convinzione che gli investitori globali, compresi gli americani, “potrebbero invertire ulteriormente il loro posizionamento unilaterale sul dollaro”.

Secondo i forex strategist di ING, “l’euro rimane un destinatario chiave dei deflussi dal dollaro” e il massiccio rally di EUR-USD è “quasi interamente una funzione della perdita di fiducia nel dollaro, e non è affatto giustificato dalle dinamiche dei tassi a breve termine sottostanti”.

Detto questo, ritengono che l’EUR-USD sia sopravvalutato a questi livelli, di circa il 4%. Tuttavia, condizioni relativamente simili nell’estate del 2020 hanno portato a un picco di sopravvalutazione del 6%. In termini attuali, ciò equivarrebbe all’incirca a un passaggio a 1,15. “Data l’elevata volatilità e le condizioni di scarsa liquidità del mercato FX, 1,15 è un obiettivo ragionevole a breve termine per l’EUR-USD, a meno che le decisioni di Washington non ricostruiscano una sorta di fiducia nel dollaro”, afferma Taborsky di ING.

Kinsella di UBP si spinge oltre: “Riteniamo che l’EUR-USD continuerà a salire e che un movimento verso livelli di 1,20 nel 2026 sia del tutto fattibile”.

Un trend insolito: rendimenti dei Treasury su, dollaro in calo

Il rendimento dei Treasury statunitensi a 10 anni è salito venerdì al 4,52%, in deciso aumento rispetto al 4,17% del 1° aprile, il giorno prima dell’annuncio dei dazi. Un aumento dei rendimenti dei Treasury e un calo del dollaro è una situazione insolita. I titoli del Tesoro sono considerati beni rifugio, proprio come il dollaro, in tempi di turbolenza dei mercati. I trader spiegano questa tendenza anomala con il calo della fiducia negli asset in dollari.

Al contrario, lo yield del bund decennale tedesco è sceso al 2,53% da giovedì. Come abbiamo scritto mercoledì, i mercati stanno privilegiando i titoli di Stato tedeschi come beni rifugio, mentre i timori di recessione stanno erodendo la fiducia nel dollaro e nei titoli di Stato statunitensi.

Secondo Lorenzo Ippoliti, socio fondatore di Cube Investment Research, se l’obiettivo di Trump era indebolire il dollaro, “questo obiettivo è stato gradualmente raggiunto”. Quello che, invece, non era probabilmente negli obiettivi del Presidente statunitense era il deciso aumento degli yield sui titoli di Stato, che significano un incremento della spesa per interessi sul debito pubblico, mentre soffiano i venti di recessione.

Sara Silano ha contribuito all’articolo.


L'autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

© Copyright 2025 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures