Editor's Note: Questa analisi è stata pubblicata originariamente da Morningstar Equity Research.
Le notizie sui dazi continuano ad agitare i mercati azionari globali e individuare i titoli più sensibili a nuove o maggiori tariffe è diventata una priorità per molti investitori. A tal fine, abbiamo condotto uno studio mirato, cercando di misurare se le società con una maggiore esposizione alle controversie commerciali abbiano registrato le oscillazioni di prezzo di breve termine più forti rispetto al mercato nel suo complesso.
Metodologia
- Definizione della finestra degli eventi
- Abbiamo identificato la data dell’annuncio dei dazi USA - il 2 aprile - e abbiamo stabilito una finestra di evento ristretta intorno ad essa. In particolare, abbiamo preso in considerazione un giorno lavorativo prima dell’annuncio (per cogliere eventuali fughe di notizie o indiscrezioni) e un giorno lavorativo dopo (per un totale di tre giorni di negoziazione intorno all’evento).
- Calcolo dei rendimenti anormali
- Abbiamo preso come riferimento l’indice Morningstar US Target Market Exposure per calcolare l’excess return di ogni singolo titolo appartenente all’indice.
- Abbiamo quindi sommato gli excess return di ciascun titolo per tutta la finestra dell’evento per ottenere un rendimento anomalo cumulativo, o CAR. In questo modo si coglie l’entità della sovra o sottoperformance di ciascun titolo rispetto al benchmark nel periodo successivo all’annuncio delle tariffe.
- Input qualitativi degli analisti
- Per integrare le metriche di performance grezze, abbiamo chiesto ai nostri US equity sector directors di classificare per ciascun settore il motivo principale della reazione dei prezzi osservata:
- Impatto diretto (di primo ordine) delle tariffe (aumento dei costi di importazione o benefici diretti dovuti alla riduzione della concorrenza estera)
- Effetti indiretti (di secondo ordine) o altre preoccupazioni macro (possibili timori di recessione, cambiamenti più ampi nella fiducia dei consumatori)
- Motivi specifici dell’azienda (eventi non correlati come il richiamo di un prodotto, notizie di fusioni o cambiamenti di gestione che mettono in ombra l’impatto tariffario)
- Proiezione finale
- Abbiamo filtrato le aziende che:
- Rientravano in settori segnalati come esposti a un impatto “diretto” (di primo ordine)” delle tariffe.
- Hanno registrato un CAR più basso di -5% (che indica una significativa sottoperformance rispetto al benchmark durante la finestra dell’evento).
Il risultato è un “paniere di titoli esposti alle tariffe”, un elenco di nomi che appaiono particolarmente sensibili alla minaccia (o all’attuazione) di nuove restrizioni commerciali.
Punti chiave per settore
Di seguito, riassumiamo le motivazioni dietro all’identificazione dei settori con un impatto “diretto” (di primo ordine) alle tariffe.
Auto e componentistica auto
Le catene di approvvigionamento globali di componenti auto e le operazioni di assemblaggio finale sono sensibili alle nuove tariffe su acciaio, alluminio e altri componenti importati. L’inasprimento dei dazi sulle importazioni tende a mettere rapidamente sotto pressione i margini di profitto se i costi non possono essere trasferiti ai consumatori.
Abbigliamento e accessori
Molte aziende di abbigliamento e accessori si affidano a fornitori esteri (soprattutto in Asia). I dazi aumentano direttamente i costi dei fattori produttivi o dei prodotti finiti, il che può comprimere i margini di profitto. Alcuni titoli di questa categoria hanno registrato una sottoperformance particolarmente marcata, che riflette l’immediata preoccupazione degli investitori.
Retail - Beni ciclici
I retailer che importano merci, in particolare beni discrezionali/ciclici, devono far fronte a un’impennata dei costi in caso di aumento dei dazi. A loro volta, potrebbero essere costretti ad aumentare i prezzi o a sacrificare i margini di profitto, entrambi fattori che spaventano gli investitori che prevedono una domanda più debole da parte dei consumatori.
Retail - Beni difensivi
I retailer difensivi (catene di beni alimentari, discount) importano delle merci, quindi gli effetti diretti delle tariffe possono colpire i costi dei loro prodotti. Sebbene il nome “difensivo” implichi che in genere si comportino meglio in caso di crisi, le nuove barriere commerciali possono comunque interrompere le catene di approvvigionamento e comprimere i margini nel breve termine.
Dispositivi e strumenti medici
Molte aziende produttrici di dispositivi e strumenti diagnostici importano componenti specializzate o hanno impianti di produzione all’estero. Anche dei sottocomponenti di nicchia possono essere soggetti alle tariffe sulle importazioni che aumenterebbero i costi di produzione o ritarderebbero le spedizioni.
Distribuzione industriale e prodotti industriali
Le aziende di questi segmenti movimentano in genere grandi volumi di componenti, attrezzature e macchinari, molti dei quali vengono acquistati a livello globale. Un aumento improvviso delle tariffe può avere un impatto chiaro e immediato sui margini.
I produttori di hardware e le aziende produttrici di semiconduttori hanno spesso catene di fornitura complesse e dislocate a livello globale. Dazi extra sulle materie prime o sui chip intermedi possono incidere sui costi, mentre restrizioni commerciali più rigide possono interrompere la domanda dei clienti esteri.
Quali implicazioni per gli investitori
- Aumento della volatilità per i titoli sensibili ai dazi: Un CAR negativo attorno a un annuncio tariffario suggerisce che il mercato ritiene che queste aziende debbano subire un calo diretto degli utili o almeno delle interruzioni operative in un contesto commerciale più protezionistico.
- Tuttavia, è bene tenere a mente i fondamentali: Non tutte le reazioni negative a breve termine riflettono un danno duraturo. Alcune aziende possono spostare le catene di approvvigionamento o trasferire i costi aggiuntivi. Questo permette di contenere le perdite durante le fasi di selloff.
- L’elevata incertezza e l’assenza di un “moat” spesso si traducono in movimenti più consistenti dovuti alle tariffe: Molti dei maggiori CAR negativi si riferiscono a società che non hanno un potere di determinazione dei prezzi o un marchio forte che permette loro di compensare i bruschi aumenti dei costi.
- Nemmeno i titoli wide moat sono immuni: Nike, ad esempio, ha registrato un calo significativo in Borsa, ricordandoci che la potenza del marchio può mitigare la pressione sui margini, ma non isola completamente un’azienda dai timori del mercato a breve termine sulle interruzioni della catena di approvvigionamento.
- Il rovescio della medaglia: Nel caso in cui le preoccupazioni tariffarie dovessero attenuarsi, sia nel caso di un singolo paese che di una regione, i paesi oggi sottoperformanti potrebbero rapidamente invertire la rotta. Quanto più rapida sarà la normalizzazione, tanto meno grave sarà il danno.
L'autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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