Per molti anni dopo la sua nascita, bitcoin è stato visto come un investimento diverso rispetto agli asset tradizionali, ma in questi giorni viene scambiato in linea con gli altri investimenti di tipo rischioso.
Bitcoin ha subito un brusco calo in seguito all’annuncio dei dazi da parte del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo scorso 2 aprile, crollando da 84.600 a 75.000 dollari nel giro di una settimana. Questo crollo ha ampliato le flessioni iniziate a febbraio. Il 30 gennaio, infatti, il bitcoin valeva più di 106.000 dollari dopo un’impetuosa corsa post-elettorale.
Questo calo ha coinciso con un crollo delle azioni statunitensi, in particolare di quelle tecnologiche. Nei sette giorni successivi all’annuncio di Trump sui dazi, il bitcoin ha ceduto il 10,5%, molto vicino all’11,6% perso dall’S&P 500 e al -12% del Nasdaq 100.
“L’accresciuta correlazione del bitcoin con il Nasdaq e l’S&P 500 riflette il suo ruolo in evoluzione come asset macro-sensibile, guidato dal comportamento istituzionale e dai cambiamenti politici”, afferma Adrian Fritz, responsabile della ricerca di 21Shares, un fornitore specializzato in ETP cripto.
“Gli investitori istituzionali ora trattano il bitcoin in modo simile ai titoli tecnologici, creando modelli di trading sincronizzati durante gli eventi macroeconomici. Questo allineamento si è intensificato con l’agenda pro-crypto di Trump”, aggiunge.
“Il bitcoin può essere decentralizzato, ma non opera nel vuoto: quando la paura macro si impenna, viene colpito come tutto il resto”, afferma Dovile Silenskyte, direttore della ricerca sugli asset digitali di WisdomTree.
Tariffe di Trump e Bitcoin
Le promesse di Trump di fare degli Stati Uniti il nuovo “hub del bitcoin” hanno attirato capitali istituzionali, ma hanno anche legato il bitcoin ai rischi politici che impattano sui mercati tradizionali. Secondo Fritz, nell’ultimo trimestre questa relazione in evoluzione ha consolidato lo status del bitcoin come asset rischioso.
Così, quando i dazi hanno scatenato una fuga verso la sicurezza finanziaria a livello globale, gli investitori sono usciti rapidamente sia dalle azioni che dal bitcoin, innescando cali paralleli del 15% nel BTC, nel Nasdaq e nell’S&P 500, mentre il capitale ruotava principalmente verso un bene rifugio relativamente più sicuro come il Gold.
Allo stesso tempo, quando si è diffusa la notizia di una sospensione di 90 giorni dei dazi e improvvisamente il la propensione al rischio è tornata a ruggire, il bitcoin è salito in linea con il rally dei titoli azionari. Il 9 aprile il BTC ha guadagnato l’8,2%, mentre l’S&P 500 è salito del 9,5%. “Questo rimbalzo non ha riguardato i fondamentali della criptovaluta, ma è stato un classico rally di sollievo guidato da fattori macro, che ha dimostrato quanto il bitcoin sia collegato alla più ampia narrativa del mercato”, afferma Silenskyte.
Per Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig, “il bitcoin è un termometro della globalizzazione, sensibile agli scenari internazionali. Una parte del mercato lo paragona ai titoli tecnologici nordamericani; un’altra parte lo vede come l’oro digitale, un bene rifugio”.
Chi ha ragione sarà più chiaro in futuro, dice, ma ad oggi nei momenti di maggiore tensione prevale l’associazione con le azioni tipica dei partecipanti al mercato più attivi, perché l’altra componente ha invece un approccio da cassettista.
Bitcoin molto meno volatile che in passato
Nonostante le oscillazioni registrate di recente, alcuni sottolineano i dati che suggeriscono che la criptovaluta è diventata meno volatile.
“Negli ultimi cinque anni”, spiega Silenskyte, “la volatilità annualizzata a 90 giorni del bitcoin si è quasi dimezzata, passando dal 95% nel marzo 2021 al 52% nel marzo 2025”.
Cosa sta determinando questo cambiamento?
“Il bitcoin ha subito un cambiamento strutturale verso l’istituzionalizzazione”, afferma Silenskyte.
“Bitcoin è entrato in una fase di istituzionalizzazione accelerata, caratterizzata dalla crescente partecipazione di gestori patrimoniali professionali e tesorerie aziendali”, spiega Fritz di 21Shares. “Questo cambiamento è guidato dallo sviluppo di strumenti finanziari regolamentati come gli ETF, i contratti di opzione e i derivati legati alla volatilità, che consentono strategie sofisticate come l’esposizione con copertura del rischio”.
Le principali istituzioni finanziarie ora allocano porzioni dei loro portafogli agli asset digitali. Questa impronta istituzionale ha gradualmente sostituito la speculazione al dettaglio, favorendo una “struttura di mercato con spread denaro-lettera più stretti e rischi di gap ridotti rispetto ai cicli precedenti” e contemporaneamente “riducendo la volatilità storica del bitcoin”.
Max Shannon, analista presso CoinShares, sottolinea anche il fatto che “lo status di bitcoin come asset scambiato 24 ore su 24, 7 giorni su 7, significa che attira costantemente liquidità, contribuendo ad approfondire le strutture di mercato”. Con la crescita della partecipazione istituzionale e la maturazione dell’infrastruttura di mercato, “questa maggiore profondità sta gradualmente contribuendo a ridurre la volatilità storica dell’asset”, afferma.
Cosa aspettarsi ora dai prezzi del Bitcoin?
Donald Trump è il primo presidente degli Stati Uniti apertamente pro-criptovalute e si prevede che il suo secondo mandato porterà a un ambiente politico più favorevole per i mercati delle cripto, ma questo non significa che sarà tutto rose e fiori.
“Gli investitori dovrebbero aspettarsi sia volatilità che opportunità”, afferma Dovile Silenskyte, che aggiunge che “la liquidità a livello macro rimane la forza più potente dei mercati e il bitcoin non fa eccezione”.
Oltre all’introduzione di normative favorevoli per i crypto asset negli Stati Uniti, “l’apertura del mercato europeo, resa possibile dal disegno di legge MiCA, faciliterà l’ingresso di nuovi investitori istituzionali, lo abbiamo già visto con il lancio di ETF da parte di grandi player istituzionali come BlackRock e Fidelity", spiega Ferdinando Ametrano.
Ametrano pensa che il bitcoin possa raggiungere “nuovi record nei prossimi 12-18 mesi” e che “consoliderà il suo ruolo nei portafogli diversificati”. Ma sappiate che “le fluttuazioni dei prezzi saranno inevitabili”.
L'autore o gli autori possiedono posizioni in alcuni titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.