Si parla tanto di hedge fund, ma nessuno finora ne ha chiesto l’autorizzazione per propri prodotti. Perché?
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In realtà, la costituzione di fondi hedge richiede la contemporanea presenza in Italia della banca depositaria e del prime broker. Il prime broker è quella istituzione finanziaria che consente all’hedge di svolgere la sua attività primaria, e cioè di vendere allo scoperto e di usare la leva finanziaria. Chi presta i titoli per queste due attività è il prime broker. Tant’è che il rischio per l’hedge fund risiede principalmente nella possibilità che il prime broker chieda indietro i titoli nel momento in cui il fondo è short su quei titoli, quando cioè non li detiene in portafoglio. In Italia, però, il codice civile impedisce il prestito di titoli se non effettuato contro una garanzia monetaria.
Che invece è proprio l’attività degli hedge fund. Ma sembra che il limite alla creazione degli hedge sia insito anche nell’investimento minimo iniziale, pari a un milione di euro, e dunque troppo elevato per i risparmiatori. E’ così?
L’hedge fund è uno strumento di investimento di nicchia. Si rivolge, è vero, anche ai privati, ma il bacino di utenza potenziale è quello degli investitori istituzionali. In questo senso, un milione di euro, non è una somma elevata. E non lo è neanche per i risparmiatori di nicchia: per investire in hedge bisogna disporre di almeno 10 miliardi di patrimonio.
Meglio allora un fondo di fondi hedge, che consente anche una migliore diversificazione del rischio?
Quanto all’investimento minimo è lo stesso: esso è pari a un milione di euro. Forse, per venire incontro alle esigenze del mercato, si poteva prevedere la possibilità di inserire quote di hedge suddivise nelle gestioni patrimoniali. In pratica, una banca acquista le sue quote di hedge e poi le suddivide sulle gestioni patrimoniali: ma Banca d’Italia ha risposto negativamente a questa possibilità. La quota dell’hedge deve essere unica e indivisibile.
Negli Stati Uniti le maglie della legge sono più larghe?
Negli Usa sono cadute proprio quest’anno alcune limitazioni all’investimento in hedge. Ma il principio resta lo stesso: gli hedge nascono e vengono gestiti in modo particolare, tale da soddisfare le esigenze di una nicchia degli investitori. Temo l’idea che si possa un domani avere un mercato di massa sugli hedge. Sono, e restano, prodotti speculativi.
Parliamo di InvesClub. Avete definito il team di gestione?
A dirigere gli investimenti c’è Filippo di Naro, ex direttore degli investimenti di Deutsche bank, a cui verranno affiancati tre gestori, noti sul mercato, con cui siamo in dirittura d’arrivo con le trattative. Il team si occuperà sia della gestione dei due fondi di fondi hedge sia della gestione di due o tre fondi comuni flessibili della sgr tradizionale.
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