Al di là delle mode del momento –e soprattutto dell’andamento dei mercati che condiziona pesantemente la r
ipartizione della raccolta tra fondi azionari e obbligazionari- restano però i dati di medio-lungo periodo che, quanto a performance, non sembrano per nulla deludenti.
Le obbligazioni sono spesso sinonimo di investimento privo di rischio, poiché offrono un reddito stabile nel tempo e noto sin dall'inizio e i fondi obbligazionari, loro diretti discendenti, tendono ad essere considerati territorio di investitori non più giovani e avversi al rischio. Ma non bisogna dimenticare che, mentre nell’acquistare un’azione si diventa in qualche modo possessori di un pezzo di azienda, sottoscrivere un’obbligazione significa acquistare il debito di qualcun altro, con rischi nascosti ma non da sottovalutare. Errori di valutazione di questo tipo sono molto comuni e altrettanto pericolosi: è vero che i fondi obbligazionari sono un investimento più sicuro dei fondi azionari, ma il grado di rischio varia significativamente da prodotto a prodotto e alcuni di essi detengono in portafoglio titoli tutt’altro che sicuri rispetto alla possibilità di insolvenza. Se tale rischio è quasi nullo per i titoli di Stato, a meno che si tratti di governi di paesi in via di sviluppo o emergenti, diverso è il discorso quando si tratta di obbligazioni societarie: qui il giudizio va elaborato caso per caso, partendo ad esempio dal rating assegnato alle società da agenzie indipendenti, quali Moody's, Standard & Poor’s o Fitch, che valutano le società in base alla loro solidità finanziaria e alla loro capacità di fare fronte agli impegni.
Ma non è tutto. La qualità del credito, così come percepita e documentata, influenza il tasso di rendimento che le società devono pagare e, di riflesso, le performance dei fondi obbligazionari. Mentre i cosiddetti fondi high yield offrono un rendimento annuale molto elevato per compensare - è bene ricordarlo- il più alto grado di rischio di insolvenza, al contrario i fondi che investono in titoli governativi offrono ritorni più bassi ma sostanzialmente più garantiti. Attenzione però al rischio valuta: spesso si acquista un fondo straniero con un alto ritorno atteso, ma espresso nella valuta locale, senza tener conto che le obbligazioni di un tale fondo saranno sottoposte a rischio di cambio oltre che di credito e che il rendimento sarà soggetto alle variazioni positive o negative della valuta locale.
E’ per questo che Morningstar classifica i fondi obbligazionari partendo dalla valuta di denominazione, per poi distinguere in base a duration e affidabilità del debito. Dall'analisi delle categorie Morningstar e delle performance medie conseguite si nota come i fondi in euro sono stati recentemente penalizzati dalla debolezza della moneta unica. Vi sono comunque alcuni fondi che si tutelano dal rischio di cambio attraverso strumenti di copertura, di fatto eliminando eventuali perdite dovute al deprezzamento della valuta di denominazione. In questo caso il rischio è limitato al fattore paese. Un’altra distinzione importante operata da Morningstar è quella che riguarda l’emittente dei titoli obbligazionari e quindi se si tratta di società o enti governativi e di quale area geografica. Una navigazione all’interno delle categorie potrà essere utile a chiarire le distinzioni.
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