Acquisti dagli Usa

Nonostante la correlazione tra le performance di fondi esteri e domestici sia aumentata, secondo i money manager statunitensi c’è ancora spazio per incrementare la percentuale di azioni estere nei loro portafogli. E’ l’opinione di due gestori americani intervenuti al convegno annuale di Morningstar svoltosi a Chicago dal 25 al 27 giugno.

Gabriel Presler 17/07/2001 | 12:28
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Per Mark Yockey, gestore del fondo Artisan international, e Robert Lovelace, money manager del fondo American funds EuroPacific growth, due fondi statunitensi che investono all’estero, anche se in questi anni i fondi statunitensi e i fondi d’Oltreoceano hanno performato in modo simile, non è detto che il futuro non riservi delle sorprese. I gestori, intervenuti alla conferenza annuale di Morningstar a Chicago svoltasi dal 25 al 27 giugno, sono convinti che sono molte le società profittevoli, economiche e ben gestite al di fuori degli Stati Uniti. Indipendentemente dal paese, quindi, l’investitore deve scegliere i titoli migliori da mettere in portafoglio.

Yockey e Lovelace condividono la filosofia che li guida nell’investimento sui mercati esteri, ma sono distanti nelle scelte d

elle politiche d’investimento sui singoli paesi, sui settori e sulla salute dei mercati in generale. Yockey, il cui fondo, Artisan international, mostra performance interessanti tra quelli che, nella sua categoria, scelgono titoli con buone prospettive di crescita, preferisce il settore finanziario e dei beni durevoli, cosa che lo induce a gestire il suo fondo guardando prevalentemente a titoli a grande capitalizzazione e scegliendo talvolta titoli value e tal’altra titoli growth. Il suo focus sulle banche e gli altri titoli finanziari gli ha consentito di conseguire rendimenti interessanti nel 2000, ma, naturalmente, ha performato meno quest’anno. Per Lovelace, invece, il cui fondo vanta il patrimonio maggiore all’interno della sua categoria, il focus è sui titoli growth, quindi in settori come telecomunicazione e tecnologia: come naturale conseguenza, il fondo ha registrato rendimenti alti nel 1999 ma non negli anni successivi. Lovelace si è pentito di aver tenuto per troppo tempo e con troppo peso in portafoglio i titoli wireless e telecom, sofferenti anche per le gare e gli investimenti sull’Umts. Secondo il gestore si tratta comunque di titoli troppo importanti sul mercato per non tenerne conto, come il caso di Vodafone, che vanta un buon cash flow e un forte management.

Entrambi i money manager si sono dichiarati cauti sul mercato giapponese, il paese industrializzato con il maggior debito al mondo, e preferiscono pesarlo al minimo nei loro portafogli. Ma le strategie che perseguono nella pratica sono ben diverse: il 16% del portafoglio di Lovelace è investito in Giappone su società attive nell’export, giudicate dal gestore più trasparenti rispetto a quelle che incentrano il loro business sull’economia domestica, mentre Yockey, che sottopesa il Giappone nel suo portafoglio, preferisce proprio queste ultime, come quelle del settore finanziario.

Differenti le visioni dei due money manager anche sul futuro dei mercati emergenti: Yockey preferisce le blue chips, come il gigante delle tlc messicano Telefonos de Mexico, più esposte alle oscillazioni delle borse statunitensi; per Lovelace, che ha recentemente cambiato la sua politica di investimento sui mercati emergenti, chi ha investito nell’area negli anni 90 nel tentativo di beneficiare degli alti tassi di crescita si è scontrato con un crescendo della volatilità e con una riduzione dei corsi azionari. Per il money manager il modo per godere degli alti tassi di crescita dell’area è investire in titoli di società esposte sui mercati emergenti, piuttosto che direttamente in società quotate ai listini locali: preferisce quindi una società statunitense manifatturiera attiva nell’abbigliamento piuttosto che una collega domiciliata in Messico.

I fondi di cui si parla nel testo sono domiciliati negli Usa e non sono autorizzati alla vendita in Italia.

Quest’articolo è stato pubblicato su www.morningstar.com il 27 giugno 2001. Alla conferenza sugli investimenti, giunta alla sua quattordicesima edizione, hanno partecipato 1.200 tra gestori patrimoniali, analisti e consulenti del mercato del risparmio gestito.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Gabriel Presler  

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