>Gli strumenti matematico-statistici
Il beta matching
Questo metodo ha una base teorica più solida, il Capital Asset Pricing Model. Implementando una procedura di ottimizzazione lineare, più difficile da spiegare che da fare, permette di determinare i titoli adatti alla replica e ne determina automaticamente i pesi. I principali difetti di questo procedimento consistono nel fatto che esso può assegnare dei pesi del tutto irragionevoli ai titoli e che vi è spesso un problema di stabilità dei coefficienti beta nel tempo.
L’ortogonalizzazione
Consiste nella selezione dei titoli che spiegano la maggior parte della varianza dell’indice ma che siano poco correlati tra loro. Questa procedura si fonda sulla scelta del titolo che determina il maggior R2 quando regredito sull’indice, dove l’indice R2 esprime la capacità del titolo di spiegare le variazioni del benchmark. A questo punto usando i residui della regressione si cerca il titolo con il maggior R2 quando regredito su di essi e si reitera questo procedimento fino ad ottenere il numero di azioni desiderato. Con questo procedimento si viene a determinare l’identità de singoli titoli utili per la replica, ma non i pesi da assegnargli. A questo fine i metodi più diffusamente seguiti nella prassi consistono nell’uso di pesi uniformi, di pesi capital weighted.
Bastano questi esempi di metodologie complesse a spiegare, anche solo parzialmente, le commissioni di gestione ancora elevate che alcuni di questi fondi fanno sopportare al sottoscrittore italiano? Gestire un fondo passivo, lo dimostrano gli esempi, non significa semplicemente acquistare un portafoglio di titoli e dimenticarsene fino al successivo ribilanciamento dell’indice di riferimento, in altre parole come si dice in finanza non rappresenta un free lunch. Forse, però, c’è ancora spazio per una limatura all’ingiù delle spese di gestione.
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