Ma l’aggettivo “a rischio zero” di cui si fregiano molti prodotti, non è appropriato, perché per i fondi, più trasparenti e accessibili delle gestioni patrimoniali o delle polizze vita, non si può parlare di garanzia del capitale, ma solo di protezione finanziaria. La differenza è sottile, ma rilevante: chi opta per un fondo a capita
le protetto, si preserva dai cali dei mercati azionari investendo in strumenti di copertura, solitamente obbligazioni o derivati.
Le strade della protezione
Le differenze tra i diversi prodotti si giocano sia sul meccanismo di protezione del capitale, che su quello di partecipazione al mercato di riferimento, da cui in sostanza dipende il guadagno. In diversi casi, infatti, la protezione non opera sul capitale versato, ma sul valore più alto raggiunto dalla quota del fondo, che diventa una sorta di “floor” da cui ogni volta, giornalmente o settimanalmente,riparte la protezione.
È il caso ad esempio dei fondi proposti da Romagest, che in questo modo “permettono una protezione omogenea, che tiene conto ogni giorno dell’effetto dei riscatti e delle nuove sottoscrizioni, e non crea vincoli di entrata e uscita dall’investimento”, conferma Raffele Savi, direttore degli investimenti della società “senza che questo crei problemi per la gestione, da noi condotta attraverso l’utilizzo del Var, che ci permette giornalmente di valutare e controllare il rischio di massima perdita”.
Un fondo di questo tipo, in cui la protezione è permanente e opera ribilanciando in maniera dinamica i pesi in base all’andamento del mercato sottostante, si chiama open-end. Diversamente, per i fondi closed-end la garanzia funziona a scadenza o a date prestabilite, all’interno di un periodo, solitamente sei-dodici mesi. Al termine si apre una finestra in cui è possibile entrare o uscire dall’investimento senza costi che vanno ad incidere sulle performance o, in loro mancanza, sul capitale.
Come funzionano
Tra i meccanismi più semplici e più diffusi, vi è la diversificazione dell’investimento tra prodotti a reddito fisso (ad es. per il 95% del capitale investito) e per una parte residuale nel mercato azionario. Solitamente si utilizzano obbligazioni zero coupon, il cui interesse è pagato a sconto sul prezzo di emissione rispetto a quello nominale. È il caso dei fondi Ubs Limited Risk 90% lanciati in Italia da qualche mese e gestiti da Fabrizio Ammirati. Mentre l’investimento obbligazionario mette al riparo gran parte del capitale dai rischi, “il restante 10% viene invece utilizzato per giocare la carta del mercato azionario, attraverso l’investimento diretto in indici o l’utilizzo di strumenti derivati, che sfruttano l’effetto leva e quindi ne amplificano i movimenti”. Fondi di questo tipo, chiamati anche closed-end, hanno quindi garanzie e performance determinate in anticipo, ma risultano non molto flessibili, perché nella maggior parte dei casi non consentono il riscatto al di fuori dei tempi stabiliti.
Puntano invece in maniera decisa sui derivati, quei fondi la cui performance è strettamente legata all’andamento del mercato sottostante, (ci sono numerosi prodotti specializzati sui vari indici). Uno dei meccanismi più frequentemente utilizzato, ad esempio, prevede l’acquisto di un paniere di titoli, a copertura del quale il gestore acquista un future sullo stesso indice di Borsa.
Non è più il momento di comprarli
Non consentendo una piena esposizione al mercato azionario, non sono un investimento da scegliere nelle fasi che si prevedono essere di Toro. Al contrario possono costituire un mezzo per veicolare i propri investimenti in Borsa nelle fasi di incertezza, con cui mettere un piede nei listini senza il rischio di perdite. È in quest’ottica che si pongono come alternativa ai fondi di liquidità che tanta parte hanno ancora nelle preferenze e quindi nei portafogli degli italiani.
Alla prova dei mercati…i migliori sui sei mesi e sull'anno rispetto al mercato di riferimento | ||
6 mesi | 1 anno | |
Mib 30 | 29,3 | -13,4 |
Mediolanum Defender Italy | 7,7 | 1,3 |
Msci World | 21,2 | -0,4 |
Etruria Dynamic Floor Euro 100% | 0,8 | 1,8 |
ING Index Linked Fund-Protected Mix 70 P | 5,4 | -0,4 |
Msci Europe | 24,7 | -4,1 |
Schroder European defensive | 5,6 | -3,2 |
Romagest Valore Protetto 95 | 1,4 | 3 |
Msci North America | 22,8 | 3,8 |
ING Index Linked Fund-Continuous Click Fund S&P 500-USD | 6,5 | 1 |
Msci Japan | 0,6 | -13,1 |
Mediolanum Defender Japan | 3,3 | -0,1 |
Dati al 20 marzo 2002 | ||
In rosso sono espresse le performance migliori nei due orizzonti temporali |
Dalla tabella si evince che sull’orizzonte temporale di un anno, i fondi a capitale protetto, nella maggior parte dei casi hanno superato la prova: in relazione ai mercati di riferimento nell’ultimo anno in flessione, la protezione ha funzionato, perché a fronte di performance negative, i fondi sono riusciti a limitare le perdite. Sui sei mesi, invece, durante i quali i mercati sono notevolmente cresciuti, tali fondi non sono riusciti a cogliere i rimbalzi e le loro performance si sono fermate a pochi punti percentuali.
Il consiglio è semplice: correre dietro alle mode può voler dire rischiare di arrivare tardi, quando il momento giusto è già passato. Se l’obiettivo è recuperare le perdite, di certo non è raggiungibile con questi prodotti. Se invece lo scopo è sbirciare con circospezione nei mercati azionari, per un periodo relativamente lungo (1-3 anni), allora può valere la pena destinarvi parte delle proprie risorse.
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