Secondo alcuni analisti, l’industria ricorderà questo come il suo peggior trimestre di utili dell’ultimo decennio. Un esempio per tutti viene da Merck, che ha registrato profitti del secondo trimestre in calo del 4%, penalizzata dalla competizione sui prodotti generici. Ma il farmaco generico non è l’unico problema che affligge il settore. Le società hanno sempre più difficoltà nel lanciare nuovi prodotti: quest’anno so
lo sette nuovi farmaci sono stati autorizzati dal Food & Drug administration (Fda). Poco per sostenere i profitti del futuro.
Comunque, sarebbe un errore non considerare gli elementi positivi di cui può beneficiare il settore farmaceutico. Nel lungo periodo, il fattore demografico è il più importante, mentre nel breve il settore potrà trarre beneficio dal dollaro debole visto che una porzione sostanziale del reddito (circa il 30-40%) generato dalle grande società farmaceutiche è guadagnato fuori dagli Usa. Un altro fattore positivo è l’attesa di fusioni generata dopo l’acquisizione di Pharmacia da parte di Pfizer alcune settimane fa. Recentemente rumors di mercato hanno cominciato a parlare di una fusione tra Novartis e Roche, nonostante la smentita di Novartis. La realtà è che le grandi società devono reagire in qualche modo per rimanere competitive con la nuova Pfizer.
In questo contesto, il settore non ha registrato una performance molto peggiore del resto del mercato. Al 31 agosto (dal 31 luglio), l’Msci Healthcare ha perso lo 0,05% in dollari una sostanziale invarianza dell’Msci World index.
Sul fronte biotecnologia, come ha commentato Pictet in un suo ultimo report, ci sono state alcune notizie positive provenienti da alcune società, come Gilead e Amgen, anche se a prevalere sull’andamento del mercato è stata la notizia negativa sul farmaco contro il cancro di AstraZeneca che ha spinto il Nasdaq biotech index giù di quasi il 5% nel mese di agosto.
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