Questa è una vittoria per Heizo Takenaka, ministro dell’economia, che è stato nominato capo della Financial services agency (Fsa) lo scorso 30 settembre. In un primo momento, Takenaka era apparso perdente perché la sua proposta originaria di riforma aveva trovato l’opposizione degli avversari politici dell’Ldp, il partito liberal democratico; poi il nuovo piano, presentato il 30 ottobre, era apparso debole, perché vittima del compromesso politico.
Ma la scorsa settimana Takenaka ha minacciato di nazionalizzare le banche che non avessero deciso azioni sufficienti a contrastare l’indebitamento e la bassa redditività.
Tra gli investitori giapponesi il pessimismo è ancora forte e la Borsa di Tokyo continua a performare, su base annua, peggio delle principali piazze mondiali. Il 9 ottobre l’Msci World index ha raggiunto il minimo da inizio anno per poi recuperare il 18% (in dollari) da quella data al 25 novembre. Nello stesso periodo l’Msci Japan ha registrato un rialzo di appena il 5%.
La spiegazione va ricercata probabilmente nel fatto che ci sono nuovi segnali di una frenata dell’economia giapponese. Il 19 novembre l’Organization for economic cooperation and developmenet, l’Oecd, ha sostenutto nel suo Economic outlook su 30 Paesi mondiali che il Giappone è in depressione. La crescita del prodotto interno lordo, sia nel 2003 sia nel 2004, è stimata sotto il punto percentuale e gli economisti concordano sul fatto che ci vorrà più di un anno per vedere gli effetti positivi degli sforzi del Governo per risolvere i problemi strutturali del paese.
Outlook
Gli investitori che cercano di restare fuori dal coro prendono in seria considerazione il fatto che Takenaka possa avere successo. Fino ad ora l’elite giapponese ha bloccato le riforme strutturali ritenute necessarie dalla maggior parte degli economisti stranieri, ma Takenaka potrebbe in qualche modo cominciare a fare tendenza. E la storia mostra che un aumento dell’ottimismo basta per risollevare la Borsa di Tokyo.
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