Per Tommaso Corsini, direttore degli investimenti di Nextra Alternative Investment, oltre alla bassa volatilità e ai rendimenti non correlati alle performance dei mercati, i fondi di fondi hedge hanno anche il vantaggio di ridurre i rischi specifici legati all’investimento in singoli fondi hedge, nonché quelli legati alla selezione (tramite un approccio bottom-up) dei gestori che si siano caratterizzati p
er l’eccellenza dei risultati conseguiti e la cui affidabilità risulta elevata anche relativamente alle prospettive future. Dallo scoppio della bolla speculativa nel marzo del 2000, un campione di fondi di fondi analizzato ha realizzato un rendimento medio del 2,96% con una volatilità annualizzata del 5,3%; al contempo solo una ridottissima percentuale del campione ha sperimentato perdite superiori al –5%.
Per Guido Ravenna, responsabile degli investimenti di Intesa BSI Private, l’interesse di molti clienti per questi strumenti alternativi sta crescendo sia per la caduta dei listini azionari che più in generale per l’appeal della gestione total return. A frenare il verificarsi di un vero e proprio boom dei prodotto di investimento alternativo domestici hanno però contribuito una serie di cause: dalle soglie di investimento piuttosto elevate (1 milioni di euro), alle performance che, pur essendo risultate decisamente superiori a quelle dei mercati azionari, non sono comunque risultate particolarmente brillanti, fino ad arrivare alla struttura commissionale piuttosto gravosa per la clientela.
Ecco allora che si rendono necessari una maggiore trasparenza relativamente ai prodotti offerti, la possibilità di diversificare tra le diverse tipologie di prodotti offerti senza limiti temporali e penalità, un ragionevole abbassamento delle soglie di investimento, da portare almeno a 500 mila euro, o alternativamente consentendo ai private banker di poter suddividere l’ammontare investito tra i propri clienti.
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