Torna di moda il fattore Paese

La debolezza congiunturale fa riemergere le differenze fra i membri dell’Ue, che acquistano nuovamente importanza nelle scelte dei gestori. La polmonite atipica raffredda gli ottimismi sull’Asia. Tra i settori la preferenza va ai finanziari.

Sara Silano 29/04/2003 | 13:21
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Le recenti spaccature sul Patto di stabilità fanno tornare alla ribalta le differenze, mai venute meno, tra i membri dell’Unione europea. Il fattore Paese acquista nuovamente importanza nelle scelte dei gestori, dopo che negli ultimi anni l’attenzione era stata rivolta prevalentemente ai settori. Circa il 73% dei fund manager intervistati da Morningstar nell’European Fund Trend, il sondaggio mensile sull’andamento dei mercati, condotto tra il 9 e il 17 aprile, è convinto che il fattore Paese sia da tenere sempre più in considerazione nelle scelte di investimento obbligazionario. La percentuale è leggermente inferiore per quanto riguarda l’azionario, attestandosi al 63%.

Le crescenti difficoltà di alcuni Paesi, come Francia, Germania, Italia e Portogallo, a rispettare i vincoli im

posti dal Patto di Stabilità, in particolare il tetto del 3% del Pil per il deficit pubblico, inducono i manager a fare un passo indietro, dopo aver privilegiato negli ultimi anni strategie settoriali. La moneta unica non ha annullato le differenze tra i mercati dell’Unione e la debolezza congiunturale le ha fatte emergere con tutta evidenza, riportandole all’attenzione dei gestori.

Gli occhi sono puntati anche sul Regno Unito, che a breve dovrebbe di nuovo pronunciarsi sull’ingresso nell’euro. Da un punto di vista degli investimenti, circa i due terzi dei fund manager considera positivo un’eventuale decisione in questa direzione, mentre il 27% è neutrale e il 7% sfavorevole.

L’Asia perde fascino

Da inizio anno il continente asiatico (escluso il Giappone) è in cima alle preferenze dei gestori. La polmonite atipica e le tensioni nord-coreane sul programma nucleare però hanno raffreddato gli animi. Mentre il mese scorso, il 40% dei manager riteneva potesse essere il miglior mercato nei prossimi dodici mesi, in aprile la percentuale è scesa al 29%. E’ in crescita, invece, il favore per l’America Latina, che è balzato dal 5 al 14%. Al contrario, il Giappone continua ad essere la maglia nera per quasi la metà degli intervistati.

Borse a passo lento

I gestori sono ottimisti sul futuro delle Borse mondiali, ma hanno rivisto al ribasso le previsioni sui tassi di crescita. Mentre lo scorso mese il 44% stimava performance superiori al 10% nei prossimi dodici mesi, in aprile tale percentuale è scesa al 36%. Circa la metà è invece convinto che le performance saranno comprese tra il 5 e il 10%. I fund manager sono divisi su quale sarà la miglior piazza occidentale: il 26% scommette sull’Europa contro il 23% che punta sugli Stati Uniti. Tuttavia, è elevato anche il numero di pessimisti su questi mercati, che rappresentano il 21% per il Vecchio continente e il 18% per Wall Street.

Finanziari in ascesa

A livello settoriale, si consolida la preferenza per i titoli bancari ed assicurativi, che saranno i migliori per il 21% dei gestori, contro il 18% del mese scorso. Crescono i consensi anche per il comparto farmaceutico, che passano dal 10 al 16%. Utilities e beni di consumo sono, invece, considerati i peggiori rispettivamente da circa il 20% degli intervistati. Al di là dei settori, gli occhi sono rivolti alla ripresa economica e all’aumento degli utili, temi determinanti nelle scelte di investimento, perché la congiuntura continua a dare segnali di debolezza e la stagione degli utili è in chiaroscuro, nonostante i risultati superiori alle attese di alcuni colossi americani.

Corporate bond in gran spolvero

I minimi storici toccati dai titoli di Stato hanno determinato uno spostamento delle preferenze dei gestori per le emissioni societarie, che raccolgono il 96% delle preferenze contro il 92% del mese scorso. Quasi il 70% è inoltre convinto che saranno gli strumenti a breve (1-3 anni) a ottenere le migliori performance nei prossimi dodici mesi. Sul mercato valutario, l’euro è ancora una volta la moneta preferita, mentre il 42% dei manager è pessimista sul dollaro, contro il 34% di marzo, e il 37% è negativo sullo yen (39% a marzo).

Hanno partecipato al sondaggio questo mese 70 società di gestione europee, la più grandi per asset under management, che gestiscono in media 50 miliardi di euro e hanno in batteria 78 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bnl Gestioni, Bipiemme Gestioni, Fineco AM, Monte Paschi AM, Nextra IM, Pioneer Global AM e Sanpaolo Imi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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