Per il piccolo risparmiatore si tratta di strumenti tanto attraenti quanto complessi, per i quali è sconsigliato il fai-da-te, sia perché il principio della diversificazione vale più che per le azioni, sia per il minor grado di informazione in circolazione. E’
preferibile, dunque, acquistare un fondo, che ha in portafoglio più titoli di diversi settori e aree geografiche, affidandosi a gestori professionisti.
Nel scegliere un prodotto che investe in corporate bond, è importante conoscere la politica di investimento, che è indicata nel prospetto informativo, per sapere quali titoli ci sono in portafoglio. Generalmente, si tratta di obbligazioni investment grade, ossia con buona qualità del credito, indicata con un rating non inferiore a Baa3 di Moody’s e BBB- di Standard & Poor’s. Sotto queste valutazioni si entra nella categoria dei fondi high yield, che sono specializzati in strumenti finanziari a più alto rischio e talvolta senza rating. Distinguere le due categorie di fondi sarà più facile dal prossimo primo luglio, grazie alla nuova classificazione Assogestioni, che prende in considerazione tipologia dell’emittente e merito creditizio, oltre alla valuta e alla duration del portafoglio (breve o medio/lungo termine).
Nonostante i rendimenti attraenti, non bisogna cercare nei corporate il guadagno facile. “L’investimento va concepito in un’ottica di medio periodo per un graduale incremento del capitale”, dice Luca Felli, responsabile degli investimenti obbligazionari di Bpb Prumerica. “Il periodo di permanenza minimo nel fondo deve essere almeno di un anno, in modo da poter trarre vantaggio dalle diverse fasi del ciclo economico”.
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