Il fardello del credito d’imposta

L’attuale sistema fiscale ha prodotto spiacevoli effetti collaterali sui fondi colpiti dal mercato Orso. Con la riforma fiscale, entrata ormai nel vivo, le cose sono destinate a cambiare. E viene meno la disparità tra italiani ed esteri.

Sara Silano 13/06/2003 | 11:28
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Dopo tante discussioni, la riforma fiscale è entrata nel vivo con la presentazione dello schema d’attuazione dell’Imposta sul reddito delle società, avvenuta nelle scorse settimane. Per il risparmio gestito sono previste importanti novità che annulleranno le attuali disparità di trattamento tra i fondi di diritto italiano ed estero.

L’attuale normativa, entrata in vigore nel 1998, prevede per i fondi aperti domestici e i lussemburghesi storici l’applicazione di un’imposta del 12,5% sul risultato di gestione conseguito in ciascun anno. Ogni giorno deve essere rilevato l’incremento del patrimonio e su questo calcolata l’imposizione, con un conseguente effetto immediato sul patrimonio gestito, che viene a ridursi ogni volta che si manifesta un aumento degli asset e quindi un debito

verso l’erario. Viceversa, qualora la gestione sia negativa, il risultato maturato fa sorgere un credito d’imposta. Tale meccanismo fa sì che il valore della quota sia sempre al netto dell’imposizione fiscale.

“Con la riforma, l’attuale tassazione per maturazione sarà definitivamente abbandonata ed il sistema sarà basato su una forma di imposizione all’atto del realizzo”, spiega Simone Zucchetti, tributarista in Milano. “Si eviterà, pertanto, l’applicazione del prelievo tributario su imponibili fittizi, che si formano in periodi di mercato in rialzo, e la creazione di crediti di imposta virtuali, generati quando le Borse sono in discesa”.

Il cambiamento non è da poco, perché l’attuale meccanismo presenta alcuni spiacevoli effetti collaterali. Il soggetto gestore potrà contare su una maggiore disponibilità da reinvestire operando al lordo del prelievo tributario e si eviterà che si creino poste non liquide nell’attivo patrimoniale dei fondi, costituite dai crediti di imposta originati in caso di risultato negativo. Inoltre, l’abbandono della tassazione per maturazione consentirà di creare uniformità di trattamento tra i fondi di diritto italiano e gli esteri, i quali sono attualmente tassati secondo il principio del “realizzato” e quindi, sotto un profilo strettamente fiscale, dotati di maggiore appeal.

Le linee guida della riforma sono state tracciate nella legge delega approvata lo scorso marzo. I segni preliminari della riforma si sono avuti sul finire del 2002, quando, con l’approvazione della legge Finanziaria è stato introdotto il primo modulo di riforma Irpef. Ora, con la presentazione della bozza del nuovo Testo Unico delle Imposte sui Redditi viene rivisitata buona parte delle regole per la determinazione del reddito d’impresa”.

A giudicare dai tempi assai ristretti con i quali sono state rese note le prime misure sembra che il legislatore abbia già nel “cassetto” gran parte dei decreti attuativi della riforma” dice Zucchetti. “Questo significa che se per ora è toccato ad Irpef e Irpeg, presto toccherà alla fiscalità di tutto il settore del risparmio, che è destinato a subire una profonda rivisitazione l’attuale regime degli organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr), meglio conosciuti come fondi comuni di investimento”.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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