Ancora dubbi sulla forza e la sostenibilità della ripresa economica mondiale, ma i money manager delle principali case di gestione del Vecchio Continente, interpellati da Morningstar nel sondaggio mensile condotto tra l’11 e il 19 giugno scorso, proseguono sulla via dell’ottimismo.
Crescita confermata…
I gestori confermano a giugno il loro ottimismo sul futuro delle Borse mondiali, accelerando rispetto alla precedente rilevazione: sebbene la percentuale più elevata degli intervistati, il 49%, ritenga probabile una crescita dei mercati globali compresa tra il 5 e il 10%, in aumento risultano coloro che si attendono tassi di crescita superiori al 10%, passati dal 24% dello scorso mese, al 33% di giugno. I più pessimisti restano solo il 2%.
…e targata Usa e Asia
Se i pareri restano diversi sull’entità della ripresa dei corsi azionari, i money manager europei si dimostrano più sicuri circa l’area da cui l’economia riprenderà a crescere. Gli Stati Uniti guadagnano nuova fiducia, dovuta al fatto che l’economia americana è sorretta dall’azione di due forze espansive, quella monetaria, spinta dalla riduzione dei tassi di interesse e dall’indebolimento del dollaro, e quella fiscale che si esplica nell’aumento della spesa pubblica e nel taglio delle imposte adottati dall’amministrazione Bush. Resta il timore che il miglioramento dei risultati aziendali sia legato in gran parte ai processi di ristrutturazione e di contenimento dei costi, più che da un aumento del fatturato, mentre il pericolo della deflazione, che ha spinto il presidente della Fed Alan Greenspan a tagliare i tassi di un quarto di punto questa settimana, getta nuove ombre sul quadro economico a stelle e strisce.
Tuttavia, è il continente asiatico ad attestarsi a giugno in cima alle preferenze dei gestori, pur restando l’area dei due volti: da una parte il Giappone, secondo i money manager il peggior mercato dei prossimi dodici mesi, e dall’altra l’Asia continentale che, sconfitta la Sars, potrà riavviare i rapporti con il resto del mondo, complice la debolezza del dollaro che influenza molte monete quali lo Yuan cinese.
Il Giappone, dopo la corsa del Nikkei delle ultime settimane, continua a non convincere sul fronte macroeconomico: il Governo ha recentemente abbassato la propria valutazione sull’economia nazionale, spiegando che le esportazioni e le spese in conto capitale non stanno più fornendo all’economia il sostegno dei primi mesi dell’anno.
Gli affanni europei
Il Vecchio Continente continua a godere favori contrastati. Fermo restando che si tratta di un’area che procede a passo lento e con un prodotto interno che è stato rivisto al ribasso per l’anno in corso, i gestori si dividono sulle prospettive. A fronte di un 23% degli intervistati che lo considera il mercato peggiore dei prossimi 12 mesi, un più timido 15% punta sulla spinta monetaria indotta dal recente taglio dei tassi di interesse di Eurolandia a supporto della ripresa e sul fatto che in Europa i prezzi sono più bassi che negli Usa. La corsa dell’euro sul dollaro degli ultimi mesi continua ad aggravare lo scenario perché penalizza l’export, e secondo il 79% dei gestori, tale andamento è destinato a proseguire, pur con una certa volatilità.
Finanziari ancora al top, alla larga dai beni di consumo
A livello settoriale, i gestori hanno pochi dubbi e confermano le loro preferenze per i titoli finanziari, in crescita nei prossimi 12 mesi per il 26% dei gestori, e per il comparto farmaceutico, atteso in salita dal 15% dei gestori.
Continua lo scarso favore per i beni di consumo, il peggior comparto secondo il 21% (era il 15% a maggio) dei money manager. Peggiora il sentiment nei confronti delle utilities e dei titoli del settore energetico.
Reddito fisso: cautela con i corporate
I minimi storici toccati dai titoli di Stato continuano a spingere i gestori obbligazionari verso le emissioni societarie, tuttavia in maniera meno decisa dei mesi scorsi. A giugno, infatti, 2 gestori su tre prevedono una overperformance dei corporate bond rispetto a quelli governativi, percentuale ancora importante, ma in calo rispetto all’81% di maggio e addirittura il 96% di aprile. La forte corsa di questi strumenti induce dunque i gestori alla cautela, a causa della copiosa offerta che caratterizzerà il segmento nei prossimi mesi e alla riduzione degli spread rispetto ai bond governativi.
Sulla duration dei titoli da inserire in portafoglio, il 62% dei gestori propende per le scadenze più brevi, mentre il 38% è convinto che saranno gli strumenti a lungo termine (più di 3 anni) a ottenere le migliori performance nei prossimi dodici mesi.
Hanno partecipato al sondaggio questo mese 61 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 53 miliardi di euro e hanno in batteria 86 fondi.
L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Bnl Gestioni, Bipiemme Gestioni, Fineco AM, Monte Paschi AM, Nextra IM e Sanpaolo Imi.
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