Segnali di eccesso

Nonostante la correzione di giugno, i mercati obbligazionari hanno performato bene nel primo semestre dell’anno. I maggiori ritorni si sono avuti nei segmenti corporate e high yield, che hanno riscosso un rinnovato interesse degli investitori.

Marc Buffenoir, 11/07/2003 | 10:54
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Il 2002 è stato un anno “eccellente” per i mercati obbligazionari, guidati da una comprensibile ricerca di sicurezza da parte degli investitori, delusi dall’andamento delle Borse. Un discorso a parte vale per le emissioni societarie, che sono state relativamente meno performanti, dal momento che i risparmiatori si sono mantenuti lontani dal rischio di credito. Nonostante il ribasso dei prezzi di metà giugno, anche la prima parte del 2003 è stata positiva.

Nell’area euro, i ritorni sono stati del 4,49%, a fronte di una discesa dei rendimenti di 54 punti base. I mercati obbligazionari, infatti, hanno reagito alla percezione della difficile situazione economica del Vecchio continente. I ritorni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna non sono stati così elevati, ma comunque positivi.



Nell’area dollaro, i ritorni sono stati del 3,93%, a fronte di un ribasso di 42 punti base dei rendimenti, mentre il mercato inglese ha reso il 3,46%, con rendimenti in calo di 17 punti base. Non bisogna, però, dimenticare che, nell’area della sterlina, la duration è circa due volte quella dell’area dollaro, mentre Eurolandia si colloca tra questi due estremi.

Nella prima parte dell’anno, i rendimenti sono scesi al 3,23% nell’area euro, al 3,64% in quella dollaro e al 4,53% nell’area sterlina, il che pone seri limiti a ciò che si può attendere in futuro.

Il calo complessivo nei rendimenti ha alimentato la ricerca di performance che si è espressa nel rinnovato interesse per il mercato del credito. A differenza dell’anno scorso, le emissioni societarie hanno significativamente sovraperformato il resto del mercato, spingendo gli acquisti in modo piuttosto indiscriminato.

Guardando alle performance del segmento con rating BBB, che rientra nel livello investment grade, nei primi sei mesi 2003, nell’area euro gli spread si sono ridotti da 184 a 112 basis point e i ritorni si sono attestati al 7,28%. Nell’area dollaro, gli spread sono calati da 259 a 171 punti base, per un ritorno del 10,11%. Infine, nell’area sterlina, gli spread sono passati da 200 a 141 basis point, con un ritorno del 6,91%.

Sul mercato degli high yield, nel primo semestre, i ritorni hanno raggiunto il 21,26% nell’area euro, il 18,49% in quella dollaro e il 23,55% nell’area sterlina, in netto contrasto rispetto al calo del 2002.

La fame di rendimenti trova conferma nelle forti vendite di fondi che investono in corporate bond e dal successo dell’ultima emissione di bond con rating BBB da parte di General Motors.

Nonostante il positivo quadro generale, l’investimento a livello internazionale richiede di fare i conti con i tassi di cambio. Il mercato obbligazionario mondiale ha reso il 6,53% in dollari nella prima parte del 2003, ma per gli investitori europei il ritorno è stato negativo per il 2,65% a causa del deprezzamento del biglietto verde.

Lo scenario 2003 resta poco chiaro. Il termine “deflazione”, ossia inflazione negativa, viene usato sempre più di frequente, ma qualche volta non in modo corretto, volendo in realtà indicare la “disinflazione”, ossia la riduzione dell’inflazione. L’ultima correzione del mercato obbligazionario è la prova che raramente i mercati si muovono in un’unica direzione. L’esperienza giapponese è un buon esempio del fatto che la deflazione può portare i rendimenti a livelli estremamente bassi (il rendimento del JGB index con duration di 5,8 anni è arrivato a toccare lo 0,23%). La recente correzione va guardata, quindi, con la massima attenzione, ma di fronte a rendimenti così bassi la possibilità di un’ulteriore riduzione è venuta meno.

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