La brusca inversione dei rendimenti dei bond a lungo termine ha aumentato questi dubbi, anche se Schroders, in un recente report, fa notare che la politica monetaria espansiva e il dollaro d
ebole agiscono da stimolo alla ripresa. In questo contesto, ancora incerto, gli investitori che non vogliono uscire dal mercato obbligazionario, ma preferiscono avvicinarsi in modo graduale a quello azionario, possono scegliere i fondi obbligazionari convertibili.
Il patrimonio in gestione è esiguo, non solo per la giovane età dei fondi, ma anche per la scarsa conoscenza delle obbligazioni convertibili da parte dei piccoli investitori. Questi strumenti sono composti da un bond e un’opzione call sull’azione sottostante. Il primo (detto bond base), come titolo rappresentativo del capitale di debito, dà diritto al pagamento di un interesse, proteggendo da un eventuale crollo delle Borse, mentre l’opzione permette di partecipare al trend dell’azione sottostante. “Attualmente, le obbligazioni convertibili hanno un profilo misto”, spiega Fabienne Girare Tokai, responsabile del processo d’investimento European Convertibles della WestAM Capital Management. “Non molto lontane dal bond base e con una sensibilità all’equity vicina al 40%”.
Rispetto a un corporate, il convertibile ha una duration (durata finanziaria) più bassa, quindi presenta meno rischi nel caso di rialzo dei tassi di interesse. Inoltre, può permettere all’investitore di prendere parte alla ripresa delle Borse ed è meno sensibile alla politica monetaria. Per Tokai, i convertibili europei sono ben posizionati per partecipare al rally azionario, avendo una più alta correlazione con l’equity. Anche la qualità del credito (rating) è migliore rispetto alle emissioni statunitensi.
I fondi obbligazionari convertibili possono rappresentare uno strumento di diversificazione del portafoglio, tuttavia non sostituiscono né i fondi obbligazionari che investono in titoli di Stato e hanno un profilo di rischio più basso, né quelli azionari, che possono partecipare in modo diretto alla ripresa delle Borse. Le commissioni di gestione sono in media dell’1,27% contro lo 0,93% degli obbligazionari e l’1,56% degli azionari.
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