Con anche l’Italia in stallo sul fronte energetico, è tornata alla ribalta la necessità e l’opportunità di disporre di nuove soluzioni sul piano produttivo e distributivo.
Un trend che l’ingegneria finanziaria ha già anticipato con il lancio, qualche anno fa, di prodotti che puntano su società impegnate nelle fonti cosiddette rinnovabili, come l’energia solare, eolica e delle cellule a idrogeno, o nell’utilizzo e produzione dei combustibili slegati dal petrolio e a minor impatto ambientale come i biocombustibili, il gas naturale e le benzine pulite.
In verità sono davvero pochi, cinque in tutto, i prodotti specializzati venduti in Italia, e tutti di case di gestione estera. Ma anche a livello europeo l’offerta non è molto vasta.
Le ragioni di un difficile decollo
Il settore delle fonti energetiche del futuro è indubbiamente di difficile valutazione, per via della complessa struttura in cui si articola la scala produttiva: si va dalle società che producono l’energia vera e propria, a quelle che la distribuiscono, a tutto l’indotto costituito da società costruttrici di impianti a quelle che forniscono la materia prima come le cellule combustibili, o i componenti come le turbine in caso di energia eolica.
Inoltre, esiste un problema di reperimento delle necessarie informazioni sulle società, spesso di emanazione di grandi gruppi internazionali, ma comunque non sempre quotate, magari dal management giovane, e sul cui sviluppo pesa il livello di incentivi statali oltre che le lungaggini burocratiche.
Non solo, nonostante le prospettive di rendimenti siano a più cifre, nella gran parte dei casi si tratta di società che per il momento non hanno prodotto un solo centesimo di utili.
Come spiega Robin Batchelor, gestore del fondo Merrill Lynch New energy, in una precedente intervista a Morningstar, quella delle energie alternative “è un’area di nicchia, che ha bisogno di un team dedicato per la scelta degli investimenti che solo poche società di gestione possono permettersi”.
Difficile non solo individuare le opportunità, ma anche -e quindi è sicuramente sconsigliato il fai da te- verificare i rischi che si nascondono dietro business non ancora chiaramente definiti.
Infatti, osservando le caratteristiche dei fondi offerti in Italia, due società su cinque si avvalgono della stessa società esterna, la Montgomery am di San Francisco, negli States, mentre negli altri casi la gestione è affidata al team specializzato sull’energia con un maggior focus sulle fonti rinnovabili.
Le performance
Complice la difficoltà dei mercati azionari negli ultimi tre anni, la connotazione tipicamente growth delle società che operano nel rinnovabile, dovuta al fatto che sempre più utilizzano tecnologie avanzate e trattano con rapporti prezzo/utile elevati, ha penalizzato i fondi specializzati che non sono stati generosi di performance. Ma il discorso appare sensibilmente migliorato negli ultimi mesi.
Come si evince dalla tabella, da inizio anno, la performance media di quattro dei cinque fondi analizzati è stata superiore a quella della categoria di appartenenza, per lo più gli Azionari Risorse Naturali, che raccoglie i fondi specializzati su materie prime e titoli energetici tradizionali, in prevalenza legati all’Msci World Materials.
Anche il posizionamento all’interno dei percentili sullo stesso arco temporale, è un chiaro segnale del maggior rendimento generato da questi fondi rispetto agli altri che investono in società energetiche tradizionali. È il caso del fondo Pioneer, unico negativo sugli orizzonti temporali indicati, e che da prospetto investe in misura residuale nelle fonti alternative.
Nome Fondo |
Ytd% |
6m% |
Percentile in cat. YTD |
Gestore |
Fee Gestione |
Adig Fund NewPower |
16,1 |
18,7 |
11 |
Montgomery am San Francisco |
2,30 |
Merrill Lynch IIF New Energy Fund |
28,9 |
44,4 |
2 |
Robin Batchelor |
1,75 |
Pioneer Funds-Global Energy* |
-5,0 |
1,4 |
90 |
Paul Gorman |
1,50 |
UBS Eq. Fund Future Energy |
20,9 |
31,9 |
10 |
— |
2,04 |
Vontobel Global Trend New Power |
9,6 |
16,7 |
13 |
Montgomery am San Francisco |
1,65 |
Msci World materials | 6,0 | ||||
Dati al 29 settembre | |||||
*Il fondo investe in misura residuale nelle energie alternative |
Nei portafogli, tutti piuttosto concentrati, trovano posto titoli come la spagnola Gamesa e la danese Vestas, impegnate nella produzione di turbine per l’energia eolica, al momento preferita dai gestori a quella solare, almeno fino a quando quest’ultima non sarà più remunerativa e in grado di abbattere gli elevati costi produttivi dei pannelli solari.
Ma anche società più aggressive come Ballard Power o Fuelcell Energy, impegnati nella produzione delle cellule a idrogeno e che hanno dotato di una marcia in più i fondi Merril Lynch e Vontobel.