Il decreto contiene una serie di agevolazioni per chi investe sui mercati azionari. “L’intervento del legislatore è di duplice portata”, spiega Simone Zucchetti, tributarista in Milano. “Da un lato, si vogliono incentivare le imprese a quotarsi in Borsa, dall’altro si intende venire incontro ai gestori (e di riflesso agli investitori) che scelgono di puntare sui titoli delle società a piccola e media capitalizzazione. Questo anche allo scopo di risolvere i problemi dei cosiddetti
titoli sottili, ossia quelli con un ridotto numero di scambi”.
Per godere di tale agevolazione, il fondo deve prevedere per regolamento che non meno dei due terzi dell’attivo siano investiti in società dei Paesi dell’Unione europea con una capitalizzazione di mercato non superiore agli 800 milioni di euro. Ulteriori condizioni sono imposte per dimostrare che le scelte di gestione nel corso del tempo siano effettivamente rivolte verso l’investimento in tali azioni.
I risparmiatori, che decideranno di investire in fondi small cap, beneficeranno di uno “sconto” sul capital gain, in quanto in capo al fondo sarà prelevato il 5 anziché il 12,5%. Ma qual è l’offerta? Tra italiani ed esteri, appartenenti alle categorie Morningstar degli azionari small e mid cap Europa e area euro, i fondi sono 109. I rendimenti da inizio anno sono mediamente superiori al 20% contro il 12,6 e il 2,8% rispettivamente degli area euro large cap e Europa large cap.
Il rischio è mediamente più alto rispetto ai fondi che investono in società a larga capitalizzazione, in quanto i titoli sono più volatili e poco liquidi. Per gli small cap area euro la deviazione standard a tre anni è in media del 22% ed è ancora più elevata quella dei fondi che investono su tutti i mercati del Vecchio continente (28%). Sotto il profilo commissionale, invece, non ci sono grandi differenze.
Investire in fondi small cap permette di diversificare il portafoglio e migliorare le performance nelle diverse fasi di mercato. Nel 2002, anno disastroso per le Borse, l’indice Msci Emu ha perso il 33,8% contro il 22% dell’Msci Emu small cap. Ulteriori vantaggi derivano ora dal maxi decreto. “Non bisogna trascurare gli effetti che la riduzione del prelievo potrà avere sulle performance”, dice Zucchetti. “Negli ultimi tempi infatti sono stati proprio i gestori a lamentare la presenza di poste illiquide generatesi a fronte di performance negative, a causa dell’effetto fiscale. In tale contesto, pertanto, va da sé che una diminuzione del prelievo potrà restituire ai gestori una maggiore agilità nell’orientare le scelte di investimento”.
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