Secondo l’attuale normativa, le sgr speculative possono fare solo gestione collettiva del risparmio a differenza di quelle tradizionali che hanno la possibilità di offrire servizi di gestione individuale (gpm e gpf). “Le nuove disposizioni consentono la gestione di patrimoni di investitori istituzionali, come fondi pensione e fondazioni, realizzata, però, con tecniche analoghe a
quelle utilizzate per l’investimento dei fondi speculativi”, spiega Giovanni Maggi, direttore generale di Aletti Gestielle alternative, la sgr speculativa del gruppo Banco Popolare di Verona e Novara al quinto posto in Italia per massa gestita, con oltre 350 milioni di euro, che recentemente ha adottato gli standard di trasparenza internazionali Gips (Global investment performance standard).
Non è completamente una novità la possibilità di gestire fondi speculativi di terzi, in quanto già prevista dalla normativa vigente, tuttavia l’intervento della Banca d’Italia serve a dirimere i dubbi sul raggio di azione delle società, con particolare riferimento a istituzioni estere. “Due sono le nuove opportunità”, dice Maggi. “La prima è la gestione di hedge fund off-shore della casa e non. La seconda è legata allo sviluppo di normative analoghe a quella italiana nel resto d’Europa, che aprirebbe la strada alla gestione di fondi speculativi domiciliati in altri Paesi, come Francia e Germania”.
La comunicazione della Banca d’Italia ha, infine, confermato la possibilità per le sgr speculative di prestare attività di consulenza nel comparto delle tecniche di investimento peculiari degli hedge fund. Si tratta di un’attività accessoria a quella principale, che finora è stata svolta solo per fini interni, mentre adesso diventa una fonte di reddito, in quanto potrà essere svolta per terzi a pagamento.
Le sgr speculative si stanno attrezzando per sviluppare le nuove attività e ci vorrà un po’ di tempo. In particolare, gli operatori che intendono gestire patrimoni per delega dovranno integrare il Programma di attività, presentato alla Banca d’Italia in sede di autorizzazione, illustrando il tipo di servizio che intendono svolgere e gli investitori istituzionali a cui vogliono rivolgersi. “In termini di crescita del giro di affari, ritengo che l’impatto maggiore sarà sulle società indipendenti, perché avranno la possibilità di entrare in business da cui finora erano escluse”, dice Maggi. “Nei grandi gruppi, tali attività sono già svolte dalle sgr tradizionali e si assisterà soprattutto a una ripartizione di attività in base alle rispettive competenze”.
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