Per alcuni, l’inchiesta si rende necessaria in via precauzionale, ma i più sono dell’idea che sia l’unico modo per mantenere, o riguadagnare, la fiducia degli investitori.
E’ pressoché unanime (81%) la convinzione che la situazione europea sia comple
tamente diversa da quella statunitense ed è improbabile uno scandalo legato al market timing (compravendita ravvicinata di quote del fondo da parte di investitori privilegiati, che sfruttano le differenze di orario e altre anomalie dei mercati mondiali per realizzare rapidi profitti) o late trading (operazione illegale condotta dopo la chiusura delle contrattazioni).
Tra coloro (75%) che monitorano costantemente le transazioni sui propri fondi, il 78% dichiara di non essere mai stato obbligato a chiudere un rapporto con un cliente per via di trading frequenti e il 22% dice di averlo fatto solo occasionalmente.
Negli Stati Uniti sono state avanzate diverse proposte per combattere il market timing e il late trading. Una possibilità è il cosiddetto “fair value pricing”, un metodo che consente di adeguare il Net asset value (Nav) del fondo sulla base di stime del prezzo delle azioni in portafoglio, anziché sul loro prezzo di chiusura. Il 61% dei gestori europei è contrario a questo approccio, considerato poco trasparente e troppo approssimativo, tuttavia il 24% dice di ricorrervi già adesso, per tutti i fondi o in alcune particolari circostanze.
Un’altra proposta avanzata negli Stati Uniti è l’introduzione di commissioni di riscatto sulle quote vendute entro pochi giorni dall’acquisto. Nel Vecchio continente, il 73% delle società di gestione dichiara di non applicare questo tipo di fee.
Borse, balza l’ottimismo sull’Europa
Il sondaggio Morningstar ha riguardato anche, come di consueto, le prospettive dei mercati. Per l’86% dei gestori, le Borse mondiali saliranno del 5% o più nei prossimi dodici mesi, in linea con le previsioni di ottobre. Rispetto al precedente sondaggio, tuttavia, è migliorato il sentiment sull’Europa (escluso il Regno Unito), che sarà il mercato da preferire per il 18% degli intervistati (erano il 7% ad ottobre).
In termini assoluti, l’Asia (escluso il Giappone) continua ad essere la regione favorita, con il 56% dei consensi, mentre Wall Street sarà il peggior mercato per il 27% dei fund manager.
A livello settoriale, l’industria di base è preferita dal 30% dei gestori, contro il 21% del precedente sondaggio, seguita a grande distanza dai comparti medico-farmaceutico (15%) e finanziario (13%). Per il 38% degli intervistati, le utilities saranno il peggior comparto nei prossimi dodici mesi, mentre il 18% è negativo sull’hardware.
L’ottimismo sui mercati azionari si riflette nei progetti di lancio di nuovi fondi. Il 43% dei gestori crede che la classe di attività prevalente sarà quella azionaria, mentre appena l’1% punta sui prodotti obbligazionari. Ma il dato più rilevante è la crescita dell’interesse per gli strumenti d’investimento alternativi, come gli hedge fund. Il 32% dei gestori si attende che saranno loro a dominare la scena nei prossimi dodici mesi, contro il 20% di ottobre.
Hanno partecipato al sondaggio questo mese 65 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 61 miliardi di euro e hanno in batteria 93 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Austria, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, Fineco AM, Nextra IM, Pioneer Global AM e Sanpaolo Imi.
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