Il prospetto è uno strumento di trasparenza, in quanto fornisce informazioni sulla politica di investimento, le caratteristiche, i risultati storici e i costi di un fondo. Ad esempio, nel caso di un fondo obbligazionario, speci
alizzato in emissioni societarie, permette di sapere se investe in corporate bond valutati “investment grade” (grado di investimento) dalle agenzie di rating o in titoli sotto tale livello (high yield). Non sono, invece, un’informazione pubblica le singole posizioni in portafoglio, al limite vengono rese note le prime dieci.
Fondi e rischio di default
Quali sono i rischi che corre l’investitore in fondi nel caso di default di un corporate bond? Una prima risposta è legata all’attuale normativa, una seconda alle strategie di gestione.
La riforma del diritto societario stabilisce che in caso di obbligazioni emesse da società e collocate presso investitori professionali, se questi ultimi le trasferiscono ai risparmiatori, in caso di default, gli intermediari sono responsabili in solido con l’emittente. Tuttavia, il fondo è considerato un investitore qualificato, per cui secondo alcuni esperti legali, la norma non è applicabile, in quanto si ritiene che il risparmiatore finale sia sufficientemente tutelato dall’obbligo di contenimento e frazionamento del rischio previsto dal Testo unico della finanza e dalle disposizioni attuative. Analogamente, se l’emittente è una società quotata e le obbligazioni sono trattate su mercati regolamentati, il concorso del collocatore viene meno, sulla base del presupposto che la società quotata deve sottostare a determinati principi di trasparenza.
Se le maglie della legge, almeno per il momento, sono piuttosto larghe, è la strategia di gestione che può fare la differenza nel controllo del rischio, oltre che nelle performance. Prima di entrare nel portafoglio di un fondo, un corporate bond viene sottoposto ad analisi approfondite e il rating assegnato da agenzie esterne rappresenta solo il punto di partenza. “Privilegiamo la ricerca interna”, dice Jim Leaviss, gestore del fondo European corporate bond di M&G Investments. “Perché le agenzie internazionali sono spesso troppo lente a cambiare il loro giudizio”.
Il processo di investimento è basato sull’analisi fondamentale delle società, la sua situazione finanziaria e il management, oltre alla visione macroeconomica sul contesto di riferimento. “E’ molto importante anche accertare il cosiddetto ‘event risk’, ossia il rischio legato a eventi imprevedibili, che non viene specificatamente analizzato dalle agenzie di rating, ma è una delle principali cause di abbassamento del rating”, dice Richard Urwin, direttore della ricerca strategica di Gartmore Investment. “Infine, è necessario tener presente la capacità di una società di resistere a un downgrading”.
Meglio tanti titoli, che pochi nomi di fama
Molti piccoli investitori hanno acquistato obbligazioni Cirio e Parmalat, facendo affidamento sul nome molto conosciuto, un errore poi pagato caro. I gestori di fondi hanno a disposizione molti più strumenti di analisi, compresi periodici incontri con i vertici della società. Fino a settembre 2003, il comitato creditizio di Fortis Investment attribuiva a Parmalat un rating BBB-, analogamente a Standard&Poor’s. A ottobre, il giudizio fu rivisto perché la società aveva livelli di liquidità e indebitamento troppo alti, di conseguenza, dissero gli analisti, era da evitare.
”Per battere il mercato dobbiamo anticipare il cambio di un rating e le mosse del mercato”, dice Marion Stommel Hatzidimoulas, responsabile investimenti in corporate bond di WestAM. “Per questo è importante la ricerca interna”. Questi strumenti in più a disposizione degli investitori istituzionali non hanno evitato che i bond Parmalat finissero nel portafoglio di molti fondi, tuttavia, associati a sistemi di controllo del rischio, hanno fatto sì che l’impatto sia stato modesto. Ancora di più ha contribuito la diversificazione, che rappresenta una caratteristica peculiare dei fondi: tante piccole scommesse su molti titoli piuttosto che forti posizioni su poche emissioni.
Il default di un titolo in portafoglio può sempre capitare, ma se succede un gestore ha a disposizione diverse vie per tutelare l’investitore. “Il bond può essere venduto a chi acquista debiti in sofferenza (ad esempio hedge fund) oppure la società di gestione può essere parte attiva per il recupero della maggior quantità possibile di somme investite”, dice Urwin, precisando comunque che Gartmore non ha mai avuto bond in default in portafoglio.
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