Si valutino al proposito i dati resi noti ieri nel corso del quarto convegno sul tema promosso da Borsa Italiana. Solo in Italia il patrimonio degli hedge è cresciuto da gennaio di quest’anno del 37%, una percentuale che sale al 180% se si guarda alla crescita del 2003, anno in cui il patrimonio degli hedge italiani è passato da 2,2 miliardi a 6,2 miliardi. E secondo le stime di
crescita presentate alcune settimane fa da Hedge Invest, sgr italiana che gestisce oltre 300 milioni di euro in fondi di fondi hedge, le prospettive in Italia restano notevolmente positive e parlano addirittura di un raddoppio degli asset nel 2004. In Europa questi strumenti hanno in gestione 125 miliardi di dollari, cui si sommano 105 miliardi di fondi di fondi. Negli Stati Uniti le masse gestite hanno raggiunto la ragguardevole soglia di 650 miliardi di dollari e costituiscono oltre il 10% dell’industria americana dei fondi.
L’Ltcm era tra i più noti fondi hedge Usa e vantava tra i suoi fondatori e gestori i migliori cervelli della matematica, da Robert Merton e Myron Scholes, premi Nobel, e maghi della finanza. Basato su modelli matematici che avevano previsto la convergenza dei tassi d’interesse delle principali nazioni industrializzate, non riuscì a parare il colpo della crisi russa, che ne scompigliò tutte le previsioni e così anche un fondo che era stato ritenuto inaffondabile crollò.
Se oggi la critica agli hedge arriva proprio da un guru come Steinhardt, e quindi dall’interno del mondo degli hedge, il campanello d’allarme suona forte. Non tanto direttamente per il singolo risparmiatore- si ricordi che in Italia l’investimento minimo in hedge ammonta a 500 mila euro- quanto per i mercati finanziari in generale e, quindi, indirettamente per tutti quelli che vi investono.
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