I gestori non credono al rally estivo delle Borse. Secondo l’ultimo sondaggio condotto nella prima settimana di giugno da Morningstar tra le 25 principali società di gestione che operano in Italia, i mercati resteranno attorno agli attuali livelli o scenderanno nei prossimi mesi. In dettaglio, il 36% degli intervistati crede in una stabilizzazione delle piazze europea e americana intorno agli attuali livelli, mentre il 20% è negativo su Wall Street e il 12% sul Vecchio continente. Nell’ultimo mese gli ottimisti su Eurolandia sono scesi dal 60 al 52%, quelli sugli Stati Uniti dal 50 al 44%. <
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Il giudizio sull’Italia non si discosta da quello degli altri mercati occidentali. Il 40% dei gestori non si attende un rally estivo e il 10% prevede un ribasso. A maggio, gli ottimisti erano oltre il 70% e i pessimisti appena il 3,7%. A livello di singoli indici, le attese sono più positive per il Mib30, che salirà o resterà stabile per il 47,6%, mentre è meno omogeneo il sentiment sulle società di media capitalizzazione ed è più negativo su quelle del Nuovo mercato, anche se il settore tecnologico a livello internazionale potrebbe riprendersi dopo un primo semestre in cui ha scontato il raggiungimento precoce del picco del ciclo.
Sul Giappone spuntano i primi pessimisti
La Borsa di Tokyo resta la preferita dai gestori, con il 72% degli intervistati che si attende un rialzo nei prossimi sei mesi (erano l’80% a maggio), ma è cresciuta dal 20 al 24% la percentuale di chi crede in una stabilizzazione attorno agli attuali livelli e sono tornati i pessimisti. A maggio nessuno scommetteva su un ribasso del Nikkei, mentre nell’ultimo sondaggio coloro che credono che il rally sia finito sono il 4%.
Per Morgan Stanley, “l’attuale andamento dell’economia conferma il trend positivo in atto. Il Prodotto interno lordo è aumentato dell’1,4% nel primo trimestre, grazie anche alla domanda cinese, ma il dato più incoraggiante è rappresentato dal rafforzamento della domanda domestica”. Secondo i gestori di Anima sgr, l’Asia, compreso il Giappone, è da sovrappesare a discapito di Europa e America, ma in modo meno marcato rispetto agli ultimi dodici mesi.
Una stretta scontata
Negli Stati Uniti, un rialzo dei tassi ufficiali è ormai scontato dal mercato obbligazionario, per cui l’88% dei gestori è convinto che i prezzi scenderanno nei prossimi mesi, anche per i crescenti timori inflazionistici. Tuttavia, è raddoppiata a giugno la percentuale di fund manager che si attendono una stabilizzazione intorno agli attuali livelli, perché la recente impennata dei rendimenti è giudicata eccessiva. Al mercato americano continua ad essere preferito quello europeo, anche se nessun gestore si attende un ulteriore aumento dei prezzi e il 60% crede in una discesa, perché il gap con i Treasuries, i titoli di Stato americani, è destinato a chiudersi. In generale, i fondi mantengono una strategia prudente, che si traduce in una bassa duration, preferenza per i titoli meno rischiosi e quelli a tasso variabile.
Le spine nel fianco dell’occidente
Caro-petrolio, rialzo dei tassi d’interesse e rischio geopolitico sono i fattori che inducono i gestori alla cautela sui mercati azionari occidentali. Su Wall Street pesano anche le elevate valutazioni più alte rispetto all’Europa, in presenza di una crescita degli utili analoga, e l’incertezza legata alle elezioni presidenziali di novembre. D’altro canto, nel Vecchio continente la ripresa economica è più debole ed è, secondo Morgan Stanley, in ritardo di nove mesi rispetto agli Stati Uniti, ma dovrebbe proseguire fino alla prima metà del 2005. Un fattore importante sono le esportazioni, che però necessitano di una stabilizzazione dell’euro, mentre, al contrario, il 47,8% dei gestori è convinto che ci sarà un ulteriore apprezzamento nei confronti del dollaro e solo il 17,4% crede in un calo.
Hanno partecipato al sondaggio le principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio che contano per circa il 70% degli asset gestiti in Italia.
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