A Tokyo i capitali esteri generano volatilità

In questo primo scorcio d’anno il listino giapponese è stato più volatile delle altre Borse mondiali. Tra le cause principali gli spostamenti di denaro effettuati dagli investitori stranieri.

Jonas Lindmark 14/06/2004 | 21:36
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La Borsa di Tokyo ha registrato una più elevata volatilità rispetto a quella dell’indice MSCI World dall’inizio dell’anno. Nel primo trimestre l’MSCI Japan è salito del 15%, mentre il World Index è cresciuto soltanto del 2%, entrambi espressi in dollari. Il rialzo strepitoso è avvenuto in marzo ed è stato parzialmente causato dai movimenti messi in atto, come sempre, in occasione della chiusura dell’anno fiscale il 31 marzo.

Nel secondo trimestre, Tokyo è invece stata una delle Borse che ha registrato la peggiore performance, cedendo il 7% (all’8 giugno, in dollari), mentre l’indice MSCI World è rimasto praticamente invariato. Con la conseguenza che l’incertezza degli investitori è aumentata e la deviazione standard del mercato, una misura di rischio, è cresciuta.

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La causa, gli investimenti dall’estero

Come spesso accade, è difficile comprendere la causa principale della volatilità, ma molti analisti puntano il dito contro i flussi di denaro provenienti dall’estero. Durante i 12 mesi di rally, durato dall’aprile 2003 fino a marzo 2004, notevoli somme sono arrivate da investitori stranieri aiutando così la risalita dell’indice giapponese. Gli investitori locali sono stati venditori netti durante il rally, con molte delle azioni provenienti dall’allentamento delle partecipazioni incrociate che storicamente hanno dominato la scena imprenditoriale del Paese.

Tuttavia, gli investitori esteri per lo più reputano Tokyo come un mercato ad alto rischio, così quando l’indice MSCI Emerging Markets ha perso il 20% nel periodo che va dalla metà di aprile fino a metà maggio, il listino giapponese è stato buttato giù, perdendo il 18% (in dollari). Ma dalla metà di maggio, l’MSCI Japan è rimbalzato rapidamente, guadagnando di nuovo terreno con un +7% (all’8 giugno), contro un rialzo del solo 2% dell’MSCI Us e dell’MSCI Europe.

Da inizio aprile fino a metà maggio i mercati hanno anche assistito a un rapido deprezzamento dello yen, da 104 a 114 contro il dollaro. Ciò vuol dire che la Borsa giapponese non ha perso poi tanto in yen nel mese concluso a metà maggio, il 12% (anziché il 18% in dollari). D’altronde, i due andamenti sono in parte collegati, poiché la valuta tende a indebolirsi sia se gli stranieri vendono le azioni giapponesi sia se si liberano della moneta locale.

L’export dietro la forte crescita

Nel frattempo, le notizie sul fronte macroeconomico sono state incoraggianti. La crescita del prodotto interno lordo è stata sostenuta negli ultimi tre trimestri, la disoccupazione è in calo e la deflazione sembra aver perso la sua forza. Molto di questi miglioramenti è dovuto all’aumento delle esportazioni, specialmente verso la Cina, e pertanto un indebolimento della crescita economica mondiale potrebbe tarpare le ali al rimbalzo giapponese.

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Info autore

Jonas Lindmark

Jonas Lindmark  has been editor and head of fund analysis at Morningstar Sweden since August 2000. Before that he was personal finance editor and designed fund ratings during 9 years at the weekly business magazine Affärsvärlden.

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