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L’euro ha esaurito la corsa, ma il dollaro non ha ancora la forza di rimontare. E’ questa la previsione dei gestori sull’andamento del mercato valutario nei prossimi sei mesi. Secondo l’ultimo sondaggio condotto tra l’1 e il 7 luglio da Morningstar, a cui hanno partecipato le 28 principali società di gestione che operano in Italia, il rapporto di cambio tra la moneta unica e il biglietto verde si stabilizzerà attorno agli attuali livelli per il 48,1% degli intervistati.
Torna, invece, l’ottimismo sui mercati azionari, in particolare sull’Italia che raccoglie il 78% delle preferenze e, più in generale, sull’Europa (+75%), contro rispettivamente il 50 e 52% del mese scorso. E’ in aumento dal 44 al 57,1% anche la percentuale di gestori che credono in una crescita di Wall Street nei prossimi sei mesi, mentre il Giappone resta la piazza finanziaria favorita dal 78,6% dei fund manager. La visione più positiva sulle Borse si riflette nell’asset allocation, in quanto i gestori sono tornati ad incrementare, seppur in modo cauto, la componente azionaria in portafoglio, portandola in media sopra il 50% e riducendo la liquidità intorno al 5-10%.
Tra euro e dollaro stabilità
Quasi un gestore su due è convinto che il rapporto tra le due valute rimarrà in un range di 1,18-1,25 dollari per un euro, mentre è scesa dal 48 al 37% la percentuale degli intervistati che credono in un ulteriore apprezzamento della moneta unica. Ancor più marcata è l’inversione di tendenza rispetto al dicembre scorso, quando il 62% dei fund manager pronosticava l’ascesa dell’euro. Secondo Société Générale asset management, nel breve periodo il biglietto verde sarà favorito da fattori ciclici, in particolare una più restrittiva politica monetaria da parte della Federal Reserve, mentre nel medio periodo il dollaro potrebbe risentire degli elevati deficit gemelli (pubblico e commerciale) degli Stati Uniti.
Piazza Affari per stare in difesa
A luglio, i gestori ottimisti sulla Borsa italiana sono saliti al 78% contro il 50% del mese precedente, una percentuale superiore a quella del resto d’Europa (75%). I fund manager sono convinti che in una fase di maggior incertezza a livello internazionale, il mercato italiano dovrebbe mostrare minor volatilità per le sue caratteristiche difensive, gli elevati dividend yield, la presenza di società di qualità, alcune a buon prezzo, in particolare nei comparti delle telecomunicazioni e dei finanziari. Tra gli indici, il Mib30 si apprezzerà per il 75% dei gestori e il Midex per il 65,2%, mentre è più cauto il giudizio sul Nuovo mercato (50%).
Europa a passo lento, Usa nell’incertezza
Nonostante l’ottimismo sulle Borse europee, i gestori sottolineano la lentezza con cui procede la ripresa economica, dovuta a fattori ciclici, come la forza della moneta unica, e a rigidità strutturali. In ogni caso, le valutazioni restano più attraenti rispetto a Wall Street e la politica accomodante della Banca centrale europea (Bce), che non dovrebbe aumentare i tassi fino al 2005, aprono la strada a nuovi rialzi. Secondo M&G International Investments esistono poi storie interessanti, come le aziende che fanno affari nell’Est Europa, in grado di garantire ritorni elevati. Al contrario, gli Stati Uniti si trovano stretti nella morsa di una politica monetaria che è diventata restrittiva e dell’incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali di novembre. Inoltre, le valutazioni dei titoli rispecchiano già la forte crescita congiunturale.
Meno pessimisti sulle obbligazioni
Secondo il 46% dei gestori, i prezzi dei bond europei rimarranno attorno agli attuali livelli nei prossimi sei mesi contro il 60% che si attendeva un calo nel precedente sondaggio. Analogamente, sono passati dal 12 al 25% i fund manager convinti che il mercato obbligazionario americano vada verso la stabilizzazione. Nonostante i più siano ancora convinti che i prezzi debbano scendere, soprattutto negli Stati Uniti, e nessuno creda in un aumento, è convinzione comune che le previsioni sul rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve siano state troppo pessimistiche, quindi le future strette monetarie sono già scontate negli attuali corsi dei titoli.
Hanno partecipato al sondaggio le principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia.
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