Secondo il sondaggio, condotto tra il 18 e il 25 ottobre, a cui hanno partecipato 52 delle principali case di investimento europee, la vittoria di Bush potrebbe essere propulsiva per il mercato azionario rispetto a quella di Kerry. Lo pensa il 38% dei gestori intervistati, contro il 58% che ritiene che non ci sarà nessun impatto e il 4% che prevede contraccolpi negativi. Al contrario, il 23% dei fund manager è convinto che il successo dello sfidan
te avrebbe riflessi negativi sulla Borsa, mentre il 60% non vede alcun effetto. Come spiegato da una delle case di investimento interpellate, “una vittoria di Bush è già incorporata nei prezzi, dal momento che il mercato dei future scommette su una riconferma dell’attuale presidente americano”.
Caro-greggio, problema numero uno
Quando l’incertezza legata all’esito delle elezioni americane verrà meno, tutta l’attenzione tornerà sul prezzo del petrolio, considerato come il fattore che avrà il maggior impatto sull’economia globale. Per il 79% dei gestori, inoltre, il voto negli Stati Uniti non avrà alcun riflesso sulle quotazioni del greggio, che comunque si manterranno ai massimi nei prossimi dodici mesi. Per il 53% degli intervistati, i prezzi rimarranno tra i 40 e i 60 dollari al barile, mentre il 41% si attende un range di 25-40 dollari e solo il 6% prevede rialzi sopra i 60 dollari.
Controcorrente
Per chi ha un approccio “contrarian” (controcorrente), sono due le indicazioni utili che escono dall’ultimo sondaggio Morningstar. In primo luogo, solo l’8% dei gestori si attende che le small cap saranno i titoli migliori nei prossimi dodici mesi, rispetto al 63% che scommette sulle large cap. In secondo luogo, il 75% dei fund manager è convinto che il dollaro sarà la valuta più debole e il 58% vede nero su Wall Street.
Ancora Europa in cima alle preferenze
Le Borse del Vecchio continente saranno le migliori per performance nei prossimi mesi per il 29% degli intervistati, in calo rispetto al 35% di settembre. Tra i mercati emergenti, passa dal 4 al 12% la percentuale di ottimisti sull’America Latina e scende dal 25 al 20% quella dell’Asia.
A livello settoriale, le telecomunicazioni saranno il miglior comparto nei prossimi dodici mesi per il 25% dei gestori, contro il 7% del mese scorso. In coda alla classifica si colloca l’hardware, che sarà il peggior settore per il 27% degli intervistati. E’ contrastato il giudizio sugli energetici, che saliranno per il 17%, ma scenderanno per il 16% dei fund manager.
Nel complesso, migliora lo scenario sulle Borse mondiali, con il 22% dei gestori che si attende rialzi superiori al 10% nei prossimi dodici mesi, contro il 12% del mese scorso. Un altro 57% prevede incrementi tra il 5 e il 10%, mentre il 6% stima risultati negativi.
Il sondaggio è stato condotto tra il 18 e il 25 ottobre 2004. Hanno partecipato questo mese 52 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 58 miliardi di euro e hanno in batteria 93 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, BNL Gestioni, Bipiemme Gestioni, Monte Paschi AM.
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