Sì a Wall Street, ma al riparo dal dollaro

Oltre il 70% dei gestori è convinto che investire nell’azionario americano darà buoni frutti di qui a un anno. A patto di essere coperti dal rischio di cambio. Perché per la quasi totalità dei manager, il biglietto verde continuerà a indebolirsi nei prossimi dodici mesi, sotto il peso del disavanzo corrente.

Sara Silano 26/11/2004 | 10:34
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Per il 72% dei gestori interpellati da Morningstar nell’ultimo European Fund Trend, investire in azioni americane darà risultati positivi di qui a un anno, percentuale che sfiora l’80% se l’orizzonte temporale si allunga al triennio. Ma gli europei devono mettere in conto la debolezza del dollaro.

Secondo il sondaggio, condotto tra il 15 e il 22 novembre, a cui hanno partecipato 48 delle principali case di investimento europee, il biglietto verde continuerà a indebolirsi rispetto all’euro nei prossimi dodici mesi per l’84% degli intervistati. E’ meno delineata la tendenza a tre anni, con il 51% dei gestori convinto che il dollaro si attesterà su livelli più bassi rispetto ad oggi e il 49% che crede in una ripresa.

Le percentuali sono analoghe per il rapporto di cambio con la sterlina, mentre la maggior parte dei fund manager si attende una svalutazione rispetto allo yen di qui al 2007. Quanto al renminbi cinese, infine, il 47% considera possibile l’abbandono del rapporto di cambio fisso con il dollaro e un altro 40% lo considera probabile o molto probabile entro il 2005.

Il fardello del debito

E’ parere condiviso tra le case d’investimento che la principale causa della debolezza della valuta americana sia il disavanzo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti statunitense, che è stimato in 600 miliardi di dollari per 2004. La principale preoccupazione riguarda la capacità di attrarre ancora flussi di capitali dall’estero per finanziare i deficit gemelli (pubblico e commerciale). Un monito è venuto recentemente dal presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, per il quale è da mettere in conto un minor “appetito” in futuro per gli strumenti finanziari denominati in dollari, proprio a causa dello squilibrio delle partite correnti.

Rischiare o coprirsi?

Gli investitori non devono sottovalutare l’impatto dei movimenti valutari sui fondi. Per il 31% dei gestori, il fattore più importante da considerare se si vuole investire su Wall Street è il fatto che il fondo si copra o meno dal rischio di cambio. La debolezza del dollaro ha fatto passare in secondo piano altre questioni, tra cui l’evoluzione dei profitti societari e le valutazioni azionarie (rapporto prezzi/utili).

Asia ed Europa in cima alle preferenze

Per il 60% dei gestori, le Borse mondiali cresceranno tra il 5 e il 10% nei prossimi dodici mesi, mentre un ulteriore 21% stima una performance superiore e solo il 4% è negativo. Eurolandia e l’Asia (escluso il Giappone) sono le aree preferite, entrambe con il 26% dei consensi. Si riduce, invece, dal 12% di ottobre al 4% la percentuale di fund manager che indica l’America Latina come il miglior mercato e diminuisce anche il favore per il Giappone, che passa dal 24 al 17%.

Il sondaggio è stato condotto tra il 15 e il 22 novembre 2004. Hanno partecipato questo mese 48 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 51 miliardi di euro e hanno in batteria 86 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi. Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, BNL Gestioni, Bipiemme Gestioni, Monte Paschi AM e Nextra IM.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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