Il mese si è aperto con Wall Street che ha tratto beneficio da dati sulla crescita economica in media migliori delle attese, oltre che dalla riconferma di George W. Bush a Presidente degli Usa, circostanza che ha fornito un elemento di stabilità in più, per via del rafforzamento del partito repubblicano al Congresso. Fi
ato al listino è arrivato dai dati sul mercato del lavoro di ottobre che hanno evidenziato il più forte aumento dell'anno dei nuovi occupati e positivo è risultato anche il dato sulla produttività, rallentata meno del previsto nel terzo trimestre dell’anno.
Sotto tono, praticamente in stallo, è stata invece l’ultima settimana del mese, ma il sentiment resta impostato sul bel tempo, come testimoniano anche indici di fiducia delle aziende americane, che parlano di investimenti programmati per i prossimi sei mesi, attese positive sulle vendite e ottimismo sul ritmo delle assunzioni.
Ottimismo che torna ad animare anche i gestori europei: per il 72% dei fund manager interpellati da Morningstar nell’ultimo European Fund Trend, investire in azioni americane darà risultati positivi di qui a un anno, percentuale che sfiora l’80% se l’orizzonte temporale si allunga al triennio. Ma gli europei devono mettere in conto la debolezza del dollaro. Secondo il sondaggio, condotto tra il 15 e il 22 novembre, a cui hanno partecipato 48 delle principali case di investimento europee, il biglietto verde continuerà a indebolirsi rispetto all’euro nei prossimi dodici mesi per l’84% degli intervistati.
Secondo Union investment, nonostante i rallentamenti della crescita a livello globale e una dinamica degli utili aziendali in calo, il quadro congiunturale e dei ricavi rimane solido sia negli Usa sia in Europa. “Ciò costituisce una base molto promettente per ulteriori aumenti delle quotazioni nei mercati azionari di entrambe le sponde dell’Atlantico”, commenta Jens Wilhelm, amministratore di Union Investment Privatfonds GmbH e responsabile della gestione dei fondi azionari, convinto, tra l’altro, che i prezzi del petrolio torneranno nuovamente a livelli normali.
Nonostante un recupero dai minimi che dura ormai da due anni, commenta Centrosim, la Borsa statunitense è ancora sottovalutata rispetto alla principale alternativa di investimento rappresentata dai bond, discorso tanto più valido nel momento in cui si includono nel calcolo del rendimento offerto dalle azioni i dividendi.
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