Piazza Affari meglio di Tokyo

Per la prima volta negli ultimi dodici mesi, la Borsa italiana è preferita a quella giapponese. Wall Street resta il fanalino di coda. L’euro non ferma la corsa, anche se il dollaro torna a guadagnare consensi.

Sara Silano 11/01/2005 | 13:29
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Balza la fiducia dei gestori su Piazza Affari, che stacca le altre Borse europee e, per la prima volta da un anno, supera il mercato nipponico. Secondo il sondaggio Morningstar condotto dal 3 al 10 gennaio tra le 25 principali società di gestione che operano in Italia, l’indice S&P/Mib salirà nei prossimi sei mesi per il 71,4% dei manager, contro il 62,5% ottimista sul Giappone. Nel complesso, l’azionario del Vecchio continente continua ad essere preferito a Wall Street dal 62,5% degli intervistati.

Piazza Affari non perde appeal

La Borsa italiana è stata la migliore nel 2004 tra quelle europee, con l’indice Mibtel che ha guadagnato il 18,1%. Ma i gestori sono convinti che possa crescere ancora, almeno nel breve, (meno del 5% è pessimista), in quanto è un mercato difensivo con titoli di qualità e buoni dividendi. A guidare i rialzi saranno telecom e finanziari per la maggior parte degli intervistati. Non manca, però, chi punta su media, tecnologici e in generale sui comparti più sensibili al ciclo, nella convinzione che le valutazioni siano attraenti e la spesa in conto capitale a livello globale possa aumentare. Più contrastato il giudizio su energetici e utilities.

Cautela su Europa e Stati Uniti

Nel 2004, le Borse del Vecchio continente hanno corso molto, con l’indice Dj Eurostoxx 50 che ha guadagnato il 7,3%, ma, per i prossimi sei mesi, i gestori mostrano maggior cautela, con il 33% che è convinto di una stabilizzazione attorno agli attuali livelli. I motivi principali sono la forte correlazione con Wall Street, gli effetti dell’euro forte sulle esportazioni e, più in generale, sulla crescita economica. Per Morgan Stanley, “il 2005 si preannuncia un altro anno mediocre dal punto di vista congiunturale”, anche se il giudizio sui mercati azionari è positivo.

Al contrario, l’economia statunitense rimane in espansione, ma le valutazioni dei titoli rispecchiano già tale crescita. Questo spiega perché il 50% dei gestori crede in una stabilizzazione o in un calo della Borsa americana.

Divisi sul Giappone

Nel 2004, il mercato di Tokyo è stato di gran lunga il preferito dai fund manager. Nell’ultimo mese, invece, la percentuale di ottimisti è scesa dal 68 al 62,5%. I gestori sono, infatti, convinti che aumenterà la volatilità, nonostante le valutazioni attraenti e gli utili societari in crescita. Secondo American Express, il settore trainante sarà il tecnologico, che, però, è vulnerabile nel caso di ribasso del Nasdaq. E’ positivo il giudizio dei fund manger sull’economia, che sta affrontando un processo di riforma strutturale, dall’esito non scontato, che potrebbe nel lungo termine generare valore per la Borsa.

Euro ancora in corsa

Per il 54,2% dei gestori, l’euro continuerà ad apprezzarsi nei confronti del dollaro, contro il 25% che crede in una stabilizzazione. Il mercato sembra puntare ancora sulla svalutazione del biglietto verde, per via dei deficit statunitensi e per il favore delle autorità politiche alla debolezza del dollaro. Secondo alcuni analisti, la divisa americana deve perdere tra il 10 e il 15% nei confronti delle principali valute internazionali per correggere gli squilibri economici. Rispetto a dicembre, tuttavia, sono aumentati, passando dal 12,5 al 20,8%, coloro che stimano un indebolimento della moneta unica nei prossimi sei mesi.

Sui bond, previsioni immutate

Sul mercato obbligazionario, le previsioni dei gestori non sono cambiate in modo significativo rispetto al mese scorso. Il pessimismo riguarda soprattutto gli Stati Uniti, con il 76% degli intervistati convinto che i prezzi siano destinati a scendere nei prossimi mesi e solo il 4% che crede in una risalita. In Europa, i manager sono divisi tra il 40% che si attende un ribasso e il 40% che prevede una stabilizzazione.

In ogni caso, è convinzione diffusa che il Vecchio continente possa sovraperformare l’America, in quanto è probabile che la Banca centrale europea (Bce) lasci i tassi invariati, a differenza della Fed che li continuerà ad aumentare. Le posizioni rimangono, quindi, prudenti, con preferenza per le scadenze brevi e i titoli indicizzati all’inflazione.

Hanno partecipato al sondaggio 25 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 70% degli asset gestiti in Italia.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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