Per una riforma non solo sulla carta

Mandato a termine per Bankitalia, concorrenza all’Antitrust, ma anche più trasparenza sugli strumenti finanziari e no ai conflitti d’interesse. Nell’iter di approvazione del disegno di legge sul risparmio non mancano le sorprese. La direzione è quella di un maggior rigore. L’importante è che si vada fino in fondo.

Sara Silano 21/01/2005 | 14:13
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La riforma del risparmio è entrata nel vivo. E non sono mancati i colpi di scena, dal blitz sui poteri della Banca d’Italia alle muraglie cinesi in banca. E’ chiaro che tutto può ancora cambiare, perché il disegno di legge deve passare in Aula, ma la strada imboccata dalle Commissioni attività produttive e finanze della Camera è quella di un maggior rigore nella prestazione dei servizi di investimento.

Con un emendamento alla bozza originaria, è stato stabilito l’obbligo di separazione per l’attività di prestazione di servizi di investimento all’interno dei grandi gruppi bancari, in gergo “banca universale”. Un secondo emendamento prevede che i clienti debbano essere informati, per iscritto, dell’andamento del loro portafoglio in caso di significative variazioni delle condizioni d

i mercato. Chi vende prodotti finanziari, inoltre, dovrà concordare con l’acquirente la soglia massima di perdita prevista. Infine, vanno consegnati al risparmiatore una serie di documenti informativi prima della sottoscrizione di un qualsiasi strumento.

Se sul mandato a termine di Bankitalia e sul passaggio della competenza in tema di concorrenza all’Antitrust, lo scontro parlamentare sembra inevitabile, non è detto che anche le norme sui servizi d’investimento, da alcuni giudicate troppo rigide, possano essere ammorbidite durante l’iter di approvazione del disegno di legge. Ma se rimangono in questi termini rappresentano un passo avanti nella direzione di una maggior trasparenza, come nel caso dell’obbligo di prospetto per le obbligazioni bancarie, che fino ad oggi sono state una sorta di zona franca. Sul fronte dei conflitti di interesse, la situazione potrebbe migliorare, anche se non è chiaro in che modo i servizi di investimento dovranno essere separati: indipendenza di tipo societario o organizzativo?

Parlare di “rivoluzione” rispetto allo status quo, tuttavia, sembra fuori luogo, perché il nostro ordinamento prevede già una serie di obblighi in tema di informazioni ai clienti e conflitti di interesse. Norme che purtroppo non sono bastate ad impedire gli scandali degli ultimi anni, ma che restano stringenti.

In particolare, l’articolo 28 del Regolamento sugli intermediari n.11522, attuativo del Testo unico della finanza, stabilisce che “prima della stipula di un contratto di gestione e di consulenza in materia di investimenti”, gli intermediari (banche o promotori finanziari) devono chiedere all’investitore notizie sulla sua esperienza, sulla sua situazione finanziaria, sui suoi obiettivi e sulla propensione al rischio. Inoltre, devono consegnare il documento sui rischi generali dell’investimento, oltre a dare informazioni “adeguate” sulla natura e i rischi di un certo prodotto. Infine, nel caso di perdite “effettive” o “potenziali” pari o superiori al 30% del controvalore totale del patrimonio investito, l’intermediario deve informare “prontamente” il risparmiatore.

Per quanto riguarda i conflitti di interesse, il Testo unico della finanza (art. 21), obbliga gli operatori ad organizzarsi in modo da ridurne al minimo i rischi e, nel caso si verifichino, agire in modo da assicurare ai clienti trasparenza ed equo trattamento. Inoltre, devono “svolgere una gestione indipendente” a salvaguardia dei diritti degli investitori. Infine, vige l’obbligo di separazione del patrimonio del risparmiatore rispetto a quello della società di gestione.

Il problema, dunque, non è solo di istituire nuove norme, per altro necessarie per colmare lacune del passato, come nel caso delle obbligazioni bancarie, ma di attuarle e controllare che vengano rispettate. Questo significa, che è auspicabile che le previsioni normative divengano immediatamente operative dopo l’approvazione della legge, senza che si debbano attendere regolamenti secondari, posticipando ulteriormente una riforma invocata da oltre un anno. E vuol anche dire che vanno rafforzati i sistemi di controllo, dando alle autorità di vigilanza poteri e strumenti adeguati. Altrimenti, c’è il rischio che fatta la legge, si trovi facilmente, e in silenzio, il modo per aggirarla.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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