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Rispetto al mese scorso il sentiment sui mercati azionari è peggiorato. Secondo l’ultimo sondaggio Morningstar, condotto dal 1° all’8 aprile tra 24 case di investimento che operano in Italia, i gestori che prevedono un rialzo delle Borse del Vecchio continente è sceso dal 74 al 45,8%, mentre i pessimisti sono passati dal 7,4 al 16,7%. Si sono ridimensionate anche le attese relative a Piazza Affari, con il 38% dei manager che stima un rialzo contro il 65% di marzo e il 47,6% che prospetta una stabilizzazione attorno agli attuali livelli.
Ancor più negativa è la visione su Wall Street, dove i pessimisti sono raddoppiati (sono quasi il 22% ad aprile) a fronte di una diminuzione di coloro che si attendono una fase Toro (39%). Accusa il colpo, infine, il Giappone, che, però, continua a raccogliere la maggior parte dei consensi, circa il 71% contro il 77% del mese scorso.
Quanto pesa il caro-petrolio
E’ convinzione diffusa che l’aumento del prezzo del petrolio abbia provocato un deterioramento nelle prospettive congiunturali per i prossimi mesi, in particolare nel Vecchio continente. Meno univoco è, invece, il giudizio sulle valutazioni dei titoli azionari europei, che per alcuni sono ancora attraenti, per altri non più. Considerazioni analoghe valgono per l’Italia, che deve fare i conti con la debolezza economica, ma potrebbe essere avvantaggiata dalle caratteristiche difensive del listino nel caso si verifichi una nuova fase di ribassi generalizzati.
Più che a livello geografico, i gestori fanno un discorso di settori e sono attratti da quelli considerati sottovalutati come i farmaceutici e, per alcuni, i tecnologici americani e da quelli interessati da processi di consolidamento come le banche in Italia.
Tra euro e dollaro la partita continua
Ad aprile è sceso sotto il 10% il numero di gestori che si aspetta un apprezzamento del biglietto verde a fronte di un nuovo aumento di coloro che prevedono un ulteriore svalutazione nei confronti della moneta unica, quasi il 40% contro il 31% di marzo. I manager sono convinti che il dollaro potrà beneficiare nel breve del rialzo dei tassi di interesse americani e dell’incertezza legata all’allentamento del Patto di stabilità europeo, mentre nel lungo periodo continueranno a pesare gli squilibri dei bilanci pubblico e commerciale.
La politica monetaria restrittiva della Federal Reserve penalizza il mercato obbligazionario americano e il 75% dei gestori è convinto che i prezzi scenderanno nei prossimi mesi. Sono migliori le prospettive per il reddito fisso europeo, perché il calo dell’inflazione e la debolezza economica allontanano il rischio di un aumento dei tassi ufficiali. Il 50% dei gestori pensa che i prezzi non subiranno variazioni significative nei prossimi mesi, anche se alcuni cominciano a sospettare che alla fine la Banca centrale europea si muoverà al traino degli Stati Uniti.
Hanno partecipato al sondaggio 24 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa il 75% degli asset gestiti in Italia.
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