“Un’eventuale bocciatura francese alla carta costituzionale europea”, spiega Paolo Mameli, dell’ufficio studi di analisi macroeconomica e finanziaria di Centrosim, “renderebbe l’area euro più vulnerabile e aumenterebbe la rischiosità paese, con un conseguente allargamento degli spread dei paesi a maggior debito, come l’Italia”. Il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e di que
lli tedeschi, infatti, è notevolmente aumentato, fino a toccare i 19 punti base, il livello massimo dallo scorso agosto.
Nel tentativo di giocare d’anticipo sulle possibili ripercussioni economiche del no francese, e delusi dai dati macro internazionali, gli operatori hanno ripreso a comprare titoli obbligazionari, accontentandosi anche solo di un rendimento del 3,28%, del Bund a 10 anni, il minimo storico toccato la scorsa settimana e di appena il 4,01% pagato dal Treasury decennale.
Il rally dei mercati obbligazionari dura dagli inizi di marzo ed è giustificato dalla debolezza congiunturale innescata dal prezzo del petrolio e dal calo delle aspettative di inflazione. È vero che il rallentamento economico è in atto anche negli Usa, ma, spiega Gabriele Bruera, consigliere di Compam sicav e gestore dei comparti obbligazionari, “il mercato sta scontando uno scenario troppo pessimistico, con scarsa crescita economica e bassa inflazione, che assomiglia più alle condizioni dell’economia giapponese”. Un pessimismo da più parti ritenuto ingiustificato e che, prosegue Bruera, “è sostenuto da flussi di flight to quality (cioè la ricerca di investimenti più sicuri, sebbene meno remunerativi, ndr) oltre che da movimenti speculativi di chi cerca di anticipare ulteriori discese dei tassi a lungo termine”.
Ma chi sono i più pessimisti? Gli strategist di Schroders, ad esempio, hanno attese sulla congiuntura inferiori al consensus, che li porta a favorire i bond governativi. Secondo le loro analisi, la debolezza economica, unita a una bassa inflazione, renderà la politica della Fed più accomodante di quanto ci si aspetti, dando ulteriore supporto ai bond. "Con il sentiero della Fed che ormai è tracciato per i due terzi, se si assume come target il 4% entro la fine dell’anno, le posizioni corte degli investitori non sono coerenti con quelle che dovrebbero essere a questo punto. Ci attendiamo pertanto un rally nei bond governativi soprattutto se l’economia dovesse rallentare più del previsto. Sovrappesiamo la zona euro e i Treasury a lunga scadenza e rintracciamo maggiori possibilità all’interno del mercato dei bond britannici. Ci attendiamo un taglio dei tassi Uk entro l’anno”.
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