A fronte di tale pressione, l’87% del panel afferma che alcune società sono ben posizionate per contrastare la competizione estera, per il 13% lo sono tutte.
D’altro canto, oltre alle difficoltà di accesso ai canali di distribuzione, le società che entrano in un mercato estero si trovano a dover fronteggiare nuove abitudini e culture. Alla domanda di quanto sia forte la prefe
renza dell’investitore per società domestiche, il 93% dei gestori ritiene che questa sia molto, o in qualche modo, pronunciata.
L’aumento della concorrenza rende necessaria un’ulteriore separazione tra attività di produzione e di distribuzione dei prodotti per oltre il 90% delle società. Questo trend, unito al fatto che non tutte le società domestiche sono adeguatamente posizionate, potrebbe spiegare perché il 63% degli intervistati prevede un incremento delle fusioni tra asset manager nei prossimi 12 mesi.
Passi indietro per l’euro
I gestori europei sono divisi sulle sorti del dollaro e più della metà ritiene che resterà la moneta debole del prossimo anno, l’euro si conferma invece la divisa più performante, ma scende al 24% la percentuale di ottimisti (era il 44% ad aprile), contro il 38% che ritiene che a correre di più saranno yen e dollaro.
Borse positive, si guarda alle grandi società
Il sentiment sull’andamento dei mercati azionari è migliorato. A maggio, i gestori europei che prevedono una crescita dei listini internazionali superiore al 5% è salito al 67%. Era solo il 55% a febbraio.
Con una percentuale aumentata progressivamente nel corso degli ultimi tre mesi (a febbraio era il 49%), due gestori su tre sono convinti che i migliori risultati verranno dagli investimenti in società a larga capitalizzazione. Il mercato europeo è visto in crescita dal 41% degli intervistati e nessuno ritiene che sarà il peggiore.
Meno pessimismo per gli Usa, che restano però ancora il mercato più controverso. Il settore farmaceutico si conferma in testa alle preferenze, mentre perde posizioni il comparto energetico.
Meno corporate in portafoglio
Il mercato obbligazionario sarà guidato dai titoli governativi dei paesi sviluppati per il 62% degli asset manager europei. Crollano al 4% coloro che punteranno sui corporate high yield (erano il 13% ad aprile e il 25% a febbraio).
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