I gestori sono moderatamente ottimisti sull’andamento delle Borse nei prossimi sei mesi. Secondo l’ultimo sondaggio Morningstar, effettuato tra il 2 e il 12 settembre, il mercato più attraente è quello giapponese, che salirà per il 74,1% dei manager. Segue Piazza Affari, che raccoglie oltre il 54% dei consensi, poco più del resto d’Europa (50%). Fanalino di coda è Wall Street, che crescerà per il 40,7% degli intervistati.
Il Giappone pen
sa al dopo elezioni
Rispetto a luglio, i pessimisti sulla Borsa di Tokyo si sono più che dimezzati a fronte di un aumento di coloro che credono in una stabilizzazione attorno agli attuali livelli, che sono passati dal 9 al 22%. Ma la maggior parte dei gestori continua ad essere ottimista nella convinzione che il trionfo del premier Junichiro Koizumi alle elezioni dell’11 settembre porti ad una accelerazione delle riforme, a partire dalla privatizzazione delle Poste. Inoltre, il mercato è sostenuto dalla ripresa economica, testimoniata dal miglioramento delle esportazioni e del livello occupazionale, e dalle ristrutturazioni societarie.
E l’Europa guarda al voto tedesco
Archiviate le elezioni in Giappone, i gestori hanno acceso i riflettori su quelle tedesche di domenica 18 settembre. Le due potenze hanno in comune una crisi economica ultradecennale e l’esigenza di radicali riforme per ritornare sulla via della crescita. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, Tokyo gode di prospettive a breve termine migliori di Francoforte, dove, però, non sono mancati nelle ultime settimane segnali di ripresa. La speranza è che il prossimo governo imbocchi con decisione la strada delle riforme. La Germania, come il resto d’Europa, risente delle incertezze del quadro macro ed è convinzione diffusa che la Banca centrale (Bce) non cambierà la sua politica di rigore, che ha come priorità il contenimento dell’inflazione più che il sostegno all’economia.
Mercati che dividono
Le piazze finanziarie del Vecchio continente sono preferite a Wall Street, ma rispetto a luglio, la percentuale di gestori ottimisti è scesa di quasi dieci punti, mentre è salita dal 4,3 al 10,7% quella dei pessimisti. I gestori sono divisi tra chi ritiene non ci siano più situazioni di forte sottovalutazione e chi crede in ulteriori rialzi dei corsi azionari sulla scia dell’aumento dei profitti e delle ristrutturazioni societarie. Per contro, gran parte dei manager è convinto che sulla Borsa americana le probabilità di rialzo e ribasso siano equivalenti. Da un lato, la dinamica degli utili è in rallentamento e le valutazioni sono elevate, dall’altro l’economia è solida e l’incremento dei tassi graduale.
Bond, qualcosa si muove
I gestori sono convinti che l’inflazione non desti preoccupazione né in Europa né negli Stati Uniti, anche se il caro-greggio rappresenta una minaccia. Per questa ragione, i fund manager prevedono che la Bce manterrà l’attuale politica monetaria almeno fino alla prima parte del 2006, mentre la Federal Reserve proseguirà la via dei rialzi graduali. La linea dell’istituto di Francoforte è largamente scontata dai mercati obbligazionari, saliti molto nei mesi scorsi, per cui alcune case d’investimento, tra cui Invesco, non escludono che si possa essere vicini all’inizio di una fase di correzione. In ogni caso, la maggior parte dei gestori è convinta che di qui a fine anno si assisterà a una stabilizzazione dei prezzi dei bond, contro il 43% che si attende una discesa.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, i manager prevedono un calo dei corsi (67,8%), in quanto i titoli sono considerati sopravvalutati. Non sono, però, da escludere sorprese qualora la Fed dovesse interrompere la fase restrittiva, nel caso, ad esempio, i danni prodotti dall’uragano Katrina si rivelassero più gravi di quanto stimato.
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 2 e il 12 settembre, 28 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia.
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