Il previsto rialzo dei tassi americani dovrebbe portare a un peggioramento dei mercati obbligazionari statunitensi e, di conseguenza, anche delle altre aree. I tassi a lunga scadenza, compresi quelli della zona euro, hanno raggiunto livelli estremamente bassi, toccando i minimi storici e non sono coerenti con le attuali condizioni economiche, caratterizzate da tassi di crescita positivi e con possibili tensioni inflazionistiche.
s="redsmallbold">Con queste difficoltà, quale approccio utilizzate per costruire i vostri portafogli?
La nostra gestione segue l’approccio Barbell, che prevede di investire parte del capitale in titoli con duration lunga e un’altra parte in titoli a breve termine. Il portafoglio avrà quindi una duration intermedia fra le due, con una sensibilità inferiore ai rendimenti a media scadenza. Questo permette di mettere al sicuro il portafoglio da rilevanti movimenti dei tassi di interesse. Se i tassi aumentano si liquidano i titoli a breve e si sostituiscono con titoli a rendimenti più elevati.
Poiché la curva è attualmente molto piatta, un portafoglio costruito in questo modo è più performante di un altro concentrato sulle scadenze intermedie, perché i guadagni derivanti dall'apprezzamento dei titoli a lungo termine sono superiori alle perdite derivanti dal deprezzamento dei titoli a breve, a causa della diversa sensibilità al rischio tasso.
Tornando alle previsioni, se non sono le attese sul futuro dell’economia a preoccupare e se l’attuale scenario di politica monetaria è rischioso, per quale motivo gli investitori continuano a puntare sul reddito fisso?
Uno dei motivi principali è rappresentato dalla liquidità sui mercati internazionali che resta abbondante e deve essere investita in strumenti diversi da quelli monetari per poter soddisfare i vincoli degli investitori istituzionali quali banche e assicurazioni, ai quali è imposto il matching (cioè la coincidenza, ndr) tra attività e passività.
È vero che se guardiamo alla curva dei tassi, ci troviamo in un momento in cui è molto rischioso investire sui bond. Ma bisogna considerare che a muovere i mercati obbligazionari, vi sono anche altre componenti, oltre ai tassi di interesse.
Quali sono?
Le dinamiche valutarie e la qualità del credito. In uno scenario di tassi bassi, è necessario trovare altre fonti di guadagno. Una è quella dei titoli high yield sui quali siamo sovrappesati. Puntiamo inoltre sui Paesi emergenti e sulle società i cui rating sono al di sotto degli Investment Grade e pagano buoni differenziali di rendimento: 275 punti base per i mercati emergenti e 400 punti per i titoli corporate.
Non sono troppo bassi, in relazione al rischio?
No, riteniamo che il rischio sia più che compensato, perché ci attendiamo un aumento dei prezzi e un’ulteriore riduzione degli spread. Non perché le valutazioni siano al momento convenienti - al contrario i corsi dei titoli risultano piuttosto elevati- ma la domanda per questi strumenti resta elevata ed è superiore alla disponibilità delle emissioni.
Soprattutto quelle in valuta locale ed emesse da economie emergenti: secondo noi sono da preferire rispetto ai titoli denominati nelle divise forti come euro e dollaro, perché permettono di cogliere le potenzialità del mercato e del Paese in crescita.
A quali valute vi riferite?
Alla lira turca, alle valute dell’Europa convergente, ma anche alla corona islandese. Quest’ultima, in particolare, ha una cedola dell’8% e di conseguenza una elevata appetibilità rispetto all’Euro, mentre l’offerta è insufficiente a soddisfare la richiesta. Anche per quanto riguarda la lira turca, la cedola è elevata e pari al 15%. La moneta è inoltre sostenuta dagli investimenti stranieri diretti all’interno del paese e dall’avvio del processo di inserimento del paese nell’Unione Europea.
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