Sud America, tanti pro e qualche contro

Roberto Lampl, gestore del fondo Ing Invest Latin America, è convinto che le Borse dell’area continueranno a crescere anche se non al ritmo del 2005.

Fernando Luque 21/12/2005 | 10:31
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L’America Latina è il migliore mercato da inizio anno. Come spiega la performance brillante e quali sono le sue aspettative per il prossimo mese?

La performance del mercato azionario è stata guidata dal forte sviluppo dei titoli energetici, legato all’aumento delle quotazioni del greggio. Ne è un esempio Tenaris che ha avuto un grande peso nel nostro portafoglio e che quest’anno ha guadagnato il 100%.

Abbiamo riscontrato anche una forte crescita dei prestiti nei mercati come Brasile, Messico e Colombia, che hanno spinto al rialzo di oltre il 50% i titoli bancari. Alcune società di materie prim

e hanno fatto molto bene nel comparto del ferro e del cemento, grazie al forte sviluppo mondiale di questo settore. Le aziende di cellulari hanno performato bene, sopratutto America Movil, che è salita di oltre il 60%. Perfino un tradizionale settore difensivo come i servizi di pubblica utilità ha reso più del 50%, grazie all’aumento delle tariffe e alle previsioni di crescita.

Una parte dei realizzi è da attribuire all’apprezzamento delle valute. Il Real brasiliano si è rafforzato di oltre il 15%, mentre il Peso messicano e quello cileno hanno messo a segno modesti guadagni. In conclusione, i rendimenti sono stati ben distribuiti sia a livello settoriale che geografico.

Dopo la brillante performance del 7,5% di novembre, che è seguita al -5% di ottobre, e un rendimento da inizio anno pari al 48,5%, ci aspettiamo una stabilizzazione a dicembre. Non crediamo, comunque, che sia troppo tardi per investire nella regione. Per il prossimo anno rimaniamo positivi, anche se non ci aspettiamo i risultati del 2005. Prevediamo un rialzo intorno al 15%, grazie alla più alta crescita degli utili, all’elevato Return on equity (Roe) e alle basse valutazioni rispetto ai mercati sviluppati. Il prossimo anno potrebbe essere un po’ più volatile a causa delle elezioni politiche in Colombia, Perù, Messico e Brasile.

Quali sono i pro e i contro dell’investimento in questa regione?

Il vantaggio di investire in America Latina è l’opportunità di guadagnare dalla crescita economica media dell’area che è superiore a quella globale. I mercati azionari sono meno efficienti di quelli sviluppati, per questo motivo il nostro approccio, che è fondamentale, può dare valore aggiunto. Il principale svantaggio è la volatilità che può verificarsi per eventi politici domestici, variazioni improvvise nei flussi dei fondi (tali mercati dipendono più dagli investitori stranieri che da quelli domestici) e un rallentamento dello sviluppo globale, visto che i Paesi dell’area sono grandi esportatori di materie prime e possono risentirne quando c’è un significante calo della crescita.

Molti analisti affermano che l’America Latina sarà la regione più colpita dall’aumento dei tassi americani. E’ d’accordo?

In passato, abbiamo visto una forte relazione tra l’aumento dei tassi americani e il declino delle Borse sudamericane. Questo non vale per gli ultimi 15 mesi in cui i Fed Funds sono aumentati dall’1 al 4%, ma nello stesso tempo i mercati dell’America Latina hanno reso oltre il 100%.

L’incremento dei tassi è stato mitigato dalla combinazione di una solidità economica dell’area, di una continua crescita statunitense e cinese e di elevati prezzi del greggio. In futuro prevediamo un modesto rallentamento della crescita globale per effetto della politica monetaria restrittiva statunitense. Questo comunque dovrebbe essere bilanciato dalle manovre espansive di Brasile e Messico, i quali hanno spazio per ridurre il costo del denaro per via dell’alto livello dei tassi reali.

I due più grandi mercati in America Latina sono Brasile e Messico, che sono anche i più rappresentati nei fondi. Questo significa che la maggiore fonte dei rendimenti è la distribuzione geografica o ci sono altri fattori che influenzano le differenze tra un fondo e un altro?

Dipende dallo stile di investimento del gestore. I manager che prediligono l’approccio top-down, attribuiranno i loro guadagni alla allocazione geografica. Il nostro approccio è bottom-up. Lo scorso anno abbiamo “scommesso” sui Paesi relativamente piccoli per una percentuale che variava da +3 a -3%. Fattore determinante è stato mantenere il portafoglio concentrato in un massimo di 55 titoli che crediamo avere dinamiche value/growth interessanti.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Fernando Luque

Fernando Luque  es el Senior Financial Editor de www.morningstar.es

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