Non frena il mercato delle commodity

Per i gestori europei intervistati da Morningstar, resta alta l’attenzione sul comparto. L’elevata domanda mondiale sostiene il prezzo delle materie prime e gli utili delle società del settore. Limitato l’impatto sulla crescita. Il Giappone si conferma la piazza preferita dai manager, che frenano su Est Europa e America Latina.

Maria Grazia Briganti 28/02/2006 | 13:29
Facebook Twitter LinkedIn
63 dollari al barile. È questo, secondo i 35 asset manager europei intervistati da Morningstar a febbraio, il livello medio sul quale si troverà il prezzo del petrolio alla fine dei prossimi dodici mesi. Per l’80% dei gestori il comparto delle materie prime non ha raggiunto il suo picco massimo, ma nel medio periodo non si assisterà a una nuova fiammata.

Gli utili record messi a segno dai big del settore come Chevron ed Exxon Mobil, i cui rapporti p/e risultano ancora interessanti nonostante la crescita dei prezzi, supportano le prospettive di investimento nel settore.

Per questo motivo, il 41% degli intervistati afferma di essere

ancora sovraesposto sulle società petrolifere, così come sulle società impegnate nell’estrazione di metalli preziosi. Sfruttando la scia positiva del comparto delle commodity, il 9% dei gestori ha lanciato prodotti specializzati nel corso del 2005 e il 15% ha in programma di farlo nei prossimi dodici mesi.

Se l’elevato livello dei prezzi delle materie prime continuerà a guidare i corsi azionari delle società del comparto, meno positivo sarà l’impatto sulla crescita economica per il 68% degli intervistati. Il caro-energia frenerà l’economia per il 6%, mentre è del 26 la percentuale di coloro che ritengono scarsi gli effetti sul ciclo.

Listini in salita, bene il Giappone, ancora finanziari e farmaceutici

Le Borse mondiali cresceranno tra il 5 e il 10% per il 71% degli intervistati, sorrette dalle buone performance del mercato giapponese, il migliore del 2006 per il 38% dei money manager. Segue l’Europa per il 21%. Asia e Usa ottengono lo stesso numero di preferenze (il 18%), mentre Est Europa e America Latina non si distingueranno nel corso del prossimo anno.

Nessun gestore si è espresso a favore dei titoli value. Nei prossimi 12 mesi a guadagnare saranno le società con elevati potenziali di crescita ed elevate capitalizzazioni. Solo il 16% ritiene ancora interessanti le small cap.

A livello settoriale sono da preferire le società appartenenti a settori più sensibili alla ripresa del ciclo, come i finanziari, mentre tra i farmaceutici, il focus è sul comparto del biotech. Telecom e beni di consumo saranno i meno performanti per i prossimi dodici mesi.

Poche chance sui bond

Rispetto alle azioni, l’investimento in bond appare privo di potenzialità perché la politica monetaria delle maggiori Banche centrali ha creato curve dei tassi molto piatte. Oltre un gestore su due preferisce i bond governativi dalle scadenze brevi, ma aumenta la percentuale dei favorevoli al segmento corporate.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures