Gli utili record messi a segno dai big del settore come Chevron ed Exxon Mobil, i cui rapporti p/e risultano ancora interessanti nonostante la crescita dei prezzi, supportano le prospettive di investimento nel settore.
Per questo motivo, il 41% degli intervistati afferma di essere
ancora sovraesposto sulle società petrolifere, così come sulle società impegnate nell’estrazione di metalli preziosi. Sfruttando la scia positiva del comparto delle commodity, il 9% dei gestori ha lanciato prodotti specializzati nel corso del 2005 e il 15% ha in programma di farlo nei prossimi dodici mesi.
Se l’elevato livello dei prezzi delle materie prime continuerà a guidare i corsi azionari delle società del comparto, meno positivo sarà l’impatto sulla crescita economica per il 68% degli intervistati. Il caro-energia frenerà l’economia per il 6%, mentre è del 26 la percentuale di coloro che ritengono scarsi gli effetti sul ciclo.
Listini in salita, bene il Giappone, ancora finanziari e farmaceutici
Le Borse mondiali cresceranno tra il 5 e il 10% per il 71% degli intervistati, sorrette dalle buone performance del mercato giapponese, il migliore del 2006 per il 38% dei money manager. Segue l’Europa per il 21%. Asia e Usa ottengono lo stesso numero di preferenze (il 18%), mentre Est Europa e America Latina non si distingueranno nel corso del prossimo anno.
Nessun gestore si è espresso a favore dei titoli value. Nei prossimi 12 mesi a guadagnare saranno le società con elevati potenziali di crescita ed elevate capitalizzazioni. Solo il 16% ritiene ancora interessanti le small cap.
A livello settoriale sono da preferire le società appartenenti a settori più sensibili alla ripresa del ciclo, come i finanziari, mentre tra i farmaceutici, il focus è sul comparto del biotech. Telecom e beni di consumo saranno i meno performanti per i prossimi dodici mesi.
Poche chance sui bond
Rispetto alle azioni, l’investimento in bond appare privo di potenzialità perché la politica monetaria delle maggiori Banche centrali ha creato curve dei tassi molto piatte. Oltre un gestore su due preferisce i bond governativi dalle scadenze brevi, ma aumenta la percentuale dei favorevoli al segmento corporate.
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