Le decisioni di politica monetaria sono state protagoniste sui mercati finanziari. L’annuncio a sorpresa della Cina di alzare i tassi di interesse bancari a un anno dello 0,27%, dal 5,58% al 5,85% si è ripercossa negativamente sui listini internazionali. La mossa di Pechino infatti potrebbe rallentare l'economia del Paese asiatico e colpire le aziende che puntano sul mercato cinese.
In Eurolandia, il Dax tedesco si avvia a chiudere l’ottava in calo dell’1,15%, mentre Parigi e Londra hanno lasciato sul terreno rispettivamente l’1% e l’1,5%. Le vendite si sono susseguite anche a Piazza Affari con il Mibtel e l’S&P/Mib che hanno perso entrambi quasi il 2%.
La decisione di politica monetaria della Banca centrale cinese ha penalizzato anche il Nikkei che ha perso quasi il 3%. Il forte apprezzamento dello yen, sui massimi degli ultimi tre mesi contro il dollaro, rischia di deprimere la ripresa economica penalizzando le aziende esportatrici. Hanno pesato su Tokyo anche le previsioni della Sony per il biennio 2006-2007 che hanno disatteso le aspettative.
Meno pesante è il bilancio a Wall Street dove il Dow Jones avanza dello 0,14%, mentre l’S&P500 perde lo 0,13% (a metà seduta di venerdì). Sul Nasdaq, che si avvia a concludere l’ottava in calo dello 0,8%, hanno pesato i risultati del primo trimestre di Microsoft, che ha deluso le attese degli analisti.
A controbilanciare i realizzi sui listini americani hanno contribuito non solo le trimestrali societarie per la maggior parte positive, ma anche l’annuncio da parte del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, di una possibile pausa nella lunga manovra di aumento del costo del denaro statunitense.
Dall’altra parte però sono evidenti i segnali di solidità congiunturale che derivano dal mercato immobiliare, balzato del 13,8%, dal rialzo degli ordini di beni durevoli e dall’indice di fiducia dei consumatori superiore alle attese. Inoltre il Beige Book, il rapporto periodico sullo stato di salute dell’economia degli Stati Uniti, ha confermato il periodo positivo, anche se non mancano tensioni sui prezzi a causa del caro-greggio.
Le parole del successore di Alan Greenspan hanno pesato sul dollaro che ha toccato i minimi degli ultimi sette mesi contro l'euro. La moneta europea ha beneficiato del rialzo dell’indice Ifo, sulla fiducia delle imprese tedesche, che ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni e che ha confermato la ripresa economica in Germania. Il buon andamento del dato macro, insieme alle dichiarazioni di alcuni membri della Banca centrale europea (Bce), ha rafforzato le previsioni sul prossimo aumento del costo del denaro, oggi al 2,5%, da parte dell’istituto monetario.
Il servizio studi di Banca Intesa si aspetta che “la Bce confermi il tasso refi al 2,50% a maggio, per aprire la porta ad un ritocco a giugno”. Secondo gli analisti fattori di rischio come “l’elevato prezzo del petrolio e l’apprezzamento del cambio giustificano comunque una certa prudenza da parte della Bce”.
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