L’istituto centrale europeo ha incrementato i tassi di interesse di un quarto di punto, dal 2,5% al 2,75%, come atteso dal mercato. Sono state disattese le previsioni che avevano parlato di un aumento di mezzo punto, ma il presidente della Bce non ha nascosto che ricorrerà ad ulteriori aumenti se l’economia si rafforzerà.
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La Bce non è stata l’unica ad alzare i tassi. E’ stato incrementato il costo del denaro anche in alcuni Paesi emergenti, tra cui Turchia, India, Sudafrica e Corea del sud. Il controllo dell’inflazione, il timore della fuga di capitali e le valute sotto pressione sono state le principali ragioni della decisione degli istituti centrali.
I tassi preoccupano anche Wall Street. Il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 2,75% (a metà seduta di venerdì) scivolando sotto gli 11 mila punti per la prima volta da inizio marzo. L’S&P500 ha perso il 2,35%, mentre è andata peggio al Nasdaq, in calo del 3,35%.
Le dichiarazioni rilasciate da alcuni governatori della Federal Reserve, allineate a quelle di Ben Bernanke, hanno richiamato l’attenzione sul costo della vita, suscitando aspettative per un rialzo nella prossima riunione dell’istituto centrale prevista per il 29 giugno, anche se l'economia potrebbe rallentare.
Gli esperti temono una frenata della spese per consumi, dopo il dato sulla creazione di posti di lavoro in maggio, risultato inferiore alle attese. Ha registrato un leggero calo anche l'indice Ism (Institute of supply management) che misura l’attività nel settore dei servizi da 63 a 60,1 punti).
La decisione della Bce e la previsione di un nuovo ritocco del costo del denaro americano, che lascerebbe invariato il differenziale tra i Fed Funds e i tassi europei, ha rafforzato il dollaro contro l’euro.
Questo ha contribuito al calo del prezzo dei metalli preziosi e industriali. Ha preso la via del ribasso anche il petrolio, che si è riportato sotto i 70 dollari al barile, dopo un inizio settimana intorno a 74 dollari. A far calare le quotazioni del greggio ha contribuito la notizia dell’uccisione del numero due di Al Qaeda, Abu Musab al Zarqawi.
Le preoccupazioni per un possibile incremento dei tassi americani e le prospettive di rallentamento congiunturale degli Stati Uniti, insieme alla correzione dei prezzi delle commodities, hanno affossato il Nikkei, che ha chiuso l’ottava in calo del 6,5%, sfondando al ribasso la soglia psicologica dei 15mila punti. Alle vendite che hanno interessato soprattutto i titoli delle società esportatrici, penalizzate dal calo dello yen sul dollaro, ha contribuito lo scandalo di insider trading del gestore di fondi Yoshiaki Muratami.
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