A infondere ottimismo tra gli investitori hanno contribuito gli indicatori macroeconomici come il
rialzo del 5,6%, contro una stima del 5,3%, del Prodotto interno lordo (Pil) statunitense del primo trimestre e il dato di maggio sulle vendite di nuove case superiore alle attese.
Hanno portato il buon umore tra gli operatori anche i buoni risultati trimestrali delle società e l'ondata di fusioni e acquisizioni in atto. Due sono gli accordi multimiliardari della settimana: Johnson & Johnson ha acquisito la divisione dei farmaci da banco di Pfizer, il gigante farmaceutico statunitense, mentre Hpelps Dodge ha comprato le canadesi Inco e Falconbridge, creando un colosso minerario nel rame e nel nickel.
L’attività di M&A ha interessato anche il Vecchio Continente. Sempre nel settore dei metalli Acelor, primo produttore europeo di acciaio, è stato inglobato nella società indiana Mittal, mentre nel comparto finanziario Toro Assicurazioni è stata acquisita da Generali, il colosso europeo di matrice italiana.
Gli acquisti azionari sono stati sostenuti dalla nuova impennata dei prezzi del petrolio, innescata dalla flessione delle scorte di benzina. L’oro nero ha così raggiunto quota 74 dollari al barile, spingendo verso l’alto i titoli energetici. I mercati hanno beneficiato anche del rally delle quotazioni delle materie prime sui mercati asiatici, tra cui l'oro che ha toccato i 603 dollari l'oncia. In Europa è stato il mercato londinese, ad alta densità di imprese estrattive, ha risentirne maggiormente, con il Ftse100 in progresso del 2,6%. Anche le piazze finanziarie di Francoforte e Parigi hanno messo a segno un rialzo superiore ai 2,5 punti percentuali.
Ben intonata la Borsa nipponica che ha tratto beneficio dal buon andamento di Wall Street e dalla corsa dei titoli legati ai metalli e alle estrazioni minerarie. Il Nikkei ha cosi chiuso l’ottava guadagnando il 2,5%, nonostante l’allarme utili del colosso dei pneumatici Bridgestone Corp.
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