In Europa, hanno sorpreso in positivo i conti di alcune grandi case automobilistiche, tra cui Renault, Rolls Royce, DaimlerChrysler, Volkswagen e Fiat. Quest’ultima, inoltre, annunciato un rafforzamento della presenza in Asia, ampliando l’accordo con l’indiana Tada e creando una joint venture in Cina tra Iveco e Saic nel settore
dei veicoli industriali pesanti. Il gruppo torinese, infine, ha concluso un’intesa con il Crédit Agricole per la cessione del 50% di Fidis, società specializzata nei servizi finanziari. I buoni risultati trimestrali hanno premiato anche i francesi di Pernod Ricard (bevande), i big del lusso Lvmh e Bulgari e gli energetici, mentre sono state penalizzate tra le altre le telecom, il produttore di semiconduttori Stm e la compagnia assicurativa britannica, Prudential.
Le trimestrali sono state protagoniste anche sul mercato giapponese. L’indice Nikkei è stato trascinato dai brillanti risultati di alcuni giganti dell’elettronica come Canon, Sony, e Nikon, di diverse società tecnologiche, tra cui Advantest corp., Toshiba e Tokyo Electron. L’hi-tech ha brillato su tutte le piazze asiatiche, insieme con il settore automobilistico e finanziario.
Non si spegne la febbre da fusioni e acquisizioni tanto in Europa quanto negli Stati Uniti. Nella sola giornata di lunedì sono state annunciate operazioni per oltre 50 miliardi di dollari, che si aggiungono ai 1.730 miliardi spesi nel primo semestre. In America, l’operatore ospedaliero Hca ha accettato l’offerta di acquisto di tre gruppi di private equity (Bain Capital, Kholberg Kravis Roberts e Merrill Lynch). Il produttore di chip, Amd, invece, punta sulla canadese Ati, mentre la divisione semiconduttori di Philips è finita nel mirino di una cordata di fondi di private equity. Resta in fermento il settore delle materie prime con Barrick Gold, maggior produttore al mondo di oro, che punta a conquistare NovaGold.
I mercati internazionali non hanno ignorato i dati macro-economici. Nel secondo trimestre, è cresciuto meno delle attese il Prodotto interno lordo americano (+2,5%) a causa di un rallentamento dei consumi. E’ aumentato, invece, più di quanto previsto il costo del lavoro (+0,9%), alimentando i timori per l’inflazione. Il costo della vita è in crescita anche in Giappone, dove il dato viene letto come un segnale di uscita dalla deflazione. L’incremento a giugno è stato dello 0,6% su base annua per l’indice “core”, secondo la rilevazione dell’Ufficio di statistica. Gli esperti prevedono che il trend continuerà anche a luglio, rendendo probabile un rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan nei prossimi mesi.
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