E’ in espansione, invece, il settore degli SRI in senso lato, che non si limita ai tradizionali criteri etici di esclusione di determinati comparti e/o inclusione delle società migliori, ma prende in considerazione le iniziative dei gestori per incoraggiare migliori pratiche aziendali e la tutela dei diritti degli azionisti (il cosiddetto engagement), nonché l’attenzione alla corporate governance e alle questioni sociali e a
mbientali nell’analisi finanziaria (integration). Il patrimonio in Europa ha superato i mille miliardi, con un aumento reale del 36% in tre anni.
Secondo gli esperti, il futuro degli SRI è in queste due strategie, fino a pochi anni fa quasi sconosciute. Spingono in questa direzione la crescita della consapevolezza dell’impatto che le tematiche sociali, etiche e ambientali hanno sull’economia, la maggior sensibilità verso le questioni di governo societario e le nuove disposizioni normative (in Belgio, ad esempio l’investimento in fondi pensione SRI beneficia di ulteriori riduzioni delle tasse). Rispetto ai criteri tradizionali per distinguere i prodotti etici dagli altri, i nuovi hanno il vantaggio di essere poco correlati con i settori, per cui danno più possibilità di diversificare il portafoglio.
Un problema dei prodotti tradizionali, ad esempio, è l’esclusione di gran parte delle aziende energetiche, che negli ultimi anni sono stati un fattore determinante nelle performance dei fondi azionari. Per contro, l’ampia esposizione ai titoli tecnologici, che soddisfano molti dei requisiti etici, li penalizza nelle fasi di ribasso delle Borse.
In Italia, le strategie tradizionali coprono la quasi totalità degli investimenti socialmente responsabili: secondo il rapporto Eurosif, il patrimonio è di 2,87 miliardi di euro su un totale di 2,89 miliardi. Il motivo principale è la scarsa presenza di investitori istituzionali, in particolare fondi pensione; infatti l’87% degli asset è concentrato nel settore retail. L’integrazione nell’analisi finanziaria di criteri di corporate governance è solo agli inizi, così come l’esercizio dei diritti di voto e la partecipazione alla vita societaria (in questo campo sono da segnalare gli interventi di Assogestioni nelle assemblee delle imprese quotate in cui investono i fondi).
Il rapporto Eurosif ipotizza una crescita significativa degli SRI nei prossimi anni, perché l’industria europea del risparmio gestito sta creando sempre più prodotti che incorporano problematiche sociali e ambientali nell’analisi finanziaria. E’ auspicabile che le nuove strategie non restino confinate nel campo degli investimenti socialmente responsabili, ma permeino l’intero sistema in modo da far prevalere l’interesse dei risparmiatori e degli azionisti sulle logiche aziendali e commerciali. Ed è auspicabile soprattutto che l’Italia colmi il gap con il resto del continente.
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