Le commodity non hanno raggiunto il loro punto di arrivo e per alcune tipologie potrebbero esserci ancora spazi per un rialzo. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto dalle nove sedi europee di Morningstar tra i principali asset manager del Vecchio Continente.
Esattamente un anno fa, i gestori europei erano pronti a scommettere sul comparto energetico, soprattutto petrolio e gas naturale, prevedendo l’arrivo a quota 63 dollari al barile nel 2007. Ora lo scenario è leggermente mutato, perché oro nero e gas non sono più in cima alle preferenze dei gestori e si fanno avanti nel comparto delle risorse naturali nuove tipologie su cui investire.
L’indagine è stata condotta prima che gli Usa decidessero di raddoppiare le riserve strategiche di petrolio, ma il trend delineato dai gestori è abbastanza chiaro. Solo il 31% degli intervistati ritiene che il rally sia finito, a causa di una maggiore offerta e di un aumento dei costi di esplorazione e produzione.
Il 63%, invece, rintraccia nella continua domanda da parte dei mercati emergenti e nei vincoli di capacità produttiva, due driver importanti nella crescita dei prezzi delle materie prime. Nonostante l’ottimismo, i gestori non sono bullish sul settore in generale. Nella loro asset allocation, infatti, prediligono alcuni sub comparti, ma sono in forte sottopeso su altri.
Ad esempio, il 61% è sottoesposto sul gas naturale, mentre il 48% è poco investito sull’oro e il 35% è neutrale. Il metallo giallo, dopo due anni di rally, e dopo aver raggiunto i valori massimi di tutti i tempi, è considerato la materia prima con le peggiori prospettive dei prossimi dodici mesi. Al contrario, le stime sono positive per le commodity agricole, sulle quali scommette il 36% degli intervistati, stessa percentuale di coloro che le ritengono la migliore scommessa nel comparto durante l’anno.
Le attese relative al petrolio e al gas naturale sono coerenti con i dati sui portafogli presenti nel database Morningstar. Analizzando le allocazioni trimestrali dei fondi azionari europei large cap negli ultimi tre anni, emerge che la percentuale di fondi che sovrappesava il settore energetico rispetto all’indice Msci Europe Index, era pari al 47% a marzo 2004, ha raggiunto un picco del 61% nel settembre 2005 per poi scendere nuovamente al 48% alla fine del 2006.
Listini in crescita oltre il 5%
Il superamento dei massimi storici nel corso del 2006 non ha penalizzato le attese sul futuro dei listini nei prossimi 12 mesi. L’81% degli asset manager è convinto che nel 2007 i mercati azionari internazionali saliranno più del 5%, con oltre la metà che prevede una crescita compresa tra il 6 e il 10%. Solo due gestori – sui 37 intervistati – propendono per una flessione dei mercati nell’anno in corso.
Gli occhi sono puntati in particolare sulla Borsa giapponese, la preferita dai gestori dopo l’Europa. Il mancato recupero del listino nipponico, rimasto indietro rispetto alle principali piazze internazionali, ne ha abbattuto le valutazioni e per il 30% degli asset manager questo potrebbe portare a un rimbalzo del Nikkei.
Una previsione che va di pari passo con l’apprezzamento della valuta, che si trova ai minimi degli ultimi vent’anni contro il dollaro e l’euro. Tuttavia, un rafforzamento dello yen, considerata dal 46% dei money manager la valuta più performante del 2007, potrebbe mettere sotto pressione le esportazioni giapponesi e quindi l’economia interna del Paese, già penalizzata da una domanda domestica che langue.
Al contrario, gli Stati Uniti e l’America Latina sono annoverate tra le aree che soffriranno di più nei prossimi 12 mesi.
I governativi tengono testa ai corporate
Dopo tre anni di cedole poco generose per i bond, gli asset manager continuano a cercare i rendimenti nel segmento dei bond governativi, preoccupati che l’aumento dei tassi di interesse e la contrazione della liquidità nel sistema finanziario possa mettere sotto pressione le emissioni societarie.
La cautela è elevata anche relativamente all’assunzione del rischio tassi: il 69% propende per tenere ancora bassa la duration del portafoglio, mantenendo il sovrappeso su titoli dalle scadenze brevi.
Il sondaggio è stato condotto tra il 22 e il 31 gennaio 2007. Hanno partecipato questo mese 37 società di gestione europee, le più grandi per asset under management, che gestiscono in media 30 miliardi di euro e hanno in batteria 87 fondi. L’indagine, svolta dalle sedi locali di Morningstar in Italia, Benelux, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, illustra i trend dell’industria del risparmio gestito nel Vecchio Continente e le attese sull’andamento dei mercati nei successivi 12 mesi.
Per l’Italia hanno partecipato Aletti Gestielle, Banca Fideuram, BG Sgr, Bipiemme gestioni, Bnl Gestioni, CAAM sgr, Eurizon Capital sgr, Monte Paschi Am, Pioneer Im.
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