E’ questo uno dei risultati emersi dall’ultimo sondaggio realizzato a febbraio tra i fund managers europei, qualche giorno prima della brusca correzione sulle Borse internazionali. Ai maggiori player del Vecchio Continente è stato chiesto un giudizio della situazione economica e le previsioni sui mercati azionari dei cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India, Cina), con un particolare focus sul livello di sov
ra-sottovalutazione e delle tipologie di rischio per ciascuno di essi.
Il 33% dei gestori (contro il 5% dello scorso anno) afferma che la Cina è il mercato maggiormente sopravvalutato dopo l’India, mentre il 35% ritiene che il tasso di crescita del Pil cinese nei prossimi 3 anni potrebbe essere uno dei più alti, dopo quello del Brasile.
È proprio sulla crescita economica promossa dal Governo di Pechino che si concentrano le attenzioni e le incertezze degli asset manager: Il 61% dei gestori ritiene che un’eventuale flessione del Pil è, per i Paesi asiatici, il fattore di rischio più rilevante rispetto all’incremento dei tassi americani, al rialzo del prezzo del greggio e all’instabilità politica.
I gestori, inoltre, concordano sulle prospettive del mercato indiano: per il 53% l’India è la piazza finanziaria azionaria con le valutazioni meno convenienti, per il 26% è destinato a bassi tassi di crescita del Pil, ma oltre un gestore su due lo reputa un mercato con buone prospettive di ritorno economico sugli investimenti.
Le previsioni sono positive anche per l’America Latina (Brasile in primis), sebbene i gestori non escludano la possibilità di correzioni a breve termine, dovuta a cause qualitativamente diverse tra le due regioni. Infatti, mentre per l’Asia il fattore di rischio preponderante è economico (61%), per l’America Latina prevale quello politico (43%).
La maggiore incertezza è espressa nei confronti della Russia e dei Paesi emergenti Europei: per il 50% dei gestori, il tasso di crescita del Pil sarà in assoluto il più debole per i paesi dell’ex Unione Sovietica, mentre per il 65%, l’Est Europa sarà l’area con le più basse performance tra gli emergenti.
L’aumento del prezzo del petrolio è considerato dal 30% degli intervistati uno dei maggiori fattori di rischio, al secondo posto dopo le incertezze di carattere politico (33%), che riguardano soprattutto la Russia. La crescente domanda di petrolio e gas naturale espressa dai paesi europei emergenti e i limiti strutturali di capacità produttiva sono la causa della sottoesposizione degli asset manager alle materie prime e delle aspettative di rialzo dei prezzi.
Absolute Return: realtà o finzione
Il 2007 sarà caratterizzato dal lancio di nuovi fondi absolute return, la tipologia preferita dal 41% degli intervistati. Un trend che tuttavia desta qualche preoccupazione poiché, nonostante l’appellativo rassicurante, tali strumenti si caratterizzano per un’ampia gamma di strategie e diversi profili di rischio, oltre che per gli elevati costi non sempre giustificati dai risultati.
In portafoglio spazio a large cap europee, finanziari e telecom
La maggioranza degli operatori prevede che le società a grande capitalizzazione sovraperformeranno le small caps nei prossimi 12 mesi, mentre non c’è un preciso accordo sulla tendenza dei titoli value rispetto ai growth. Le valutazioni raggiunte premiano le società delle telecomunicazioni, mentre il comparto finanziario continuerà a beneficiare delle attività di negoziazione e delle operazioni di fusione e acquisizione.
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