La rivoluzione principale è stata quella tecnologica che ha permesso a tante persone che hanno capacità di entrare sul mercato e di prendere decisioni molto più velocemente.
Negli anni ’90, invece, il comparto degli hedge era un club ristretto in cui poche persone prendevano decisioni in maniera lenta e, a causa della volatilità dei mercati, inefficiente. Alcuni di questi personaggi, come poi si è dimostrato, non erano molto bravi o onesti.
Inoltr
e c’è stato un abbassamento delle commissioni e delle soglie di entrata che ha dato la possibilità a nuovi investitori di accedere a questi strumenti alternativi una volta considerati per pochi.
Pericolo passato, quindi?
Si, anche se bisogna aggiungere che il progresso tecnologico sta dando spazio anche a molti gestori incapaci. Tutta questa situazione però, almeno dal punto di vista del sistema, ha un vantaggio.
Quale?
In un comparto dove ci sono pochi protagonisti il rischio è concentrato. Quando invece i gestori sono tanti, c’è una maggiore distribuzione del denaro da amministrare e il pericolo di conseguenza diminuisce. Se un hedge va a gambe all’aria non si trascina dietro tutta l'industria o, peggio ancora, l’economia di intere regioni.
Alcuni osservatori, a cadenza regolare, parlano degli hedge fund come di una bolla pronta a scoppiare. Concorda?
Per i fondi alternativi più che di bolla parlerei di inflazione. La rivoluzione a cui ho accennato prima non ha portato sul mercato solo un gran numero di gestori, ma anche una sovrabbondanza di società. Alcune nate dal nulla, altre di emanazione bancaria. Il vantaggio comunque, anche in questo caso, è una migliore distribuzione del rischio su tutto il sistema.
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